Grazia Toderi 1992

 

Rompere il guscio

L’epidemia è la stessa evoluzione di un mondo che da sempre ha perso la purezza, esistendo perché esiste la contaminazione e sviluppatosi proprio attraverso le mutazioni che il contagio tra elementi eterogenei produce.

Proteggersi: ritrarsi nella sterilità di una capsula, sigillarsi nel silenzio di una campana di vetro insieme allo spazio stesso, alla fragilità e alla bellezza, mantenere la vita al minimo livello e il mondo fuori. Vivere in un microcosmo di asetticità, dove nulla si può perdere perché nulla vi può entrare. Oppure infrangere violentemente il guscio e tirare il primo respiro. Con l’ossigeno e il contatto lasciarsi contaminare sviluppando sempre e comunque un adeguato sistema immunitario. Negare la propria sopravvivenza per affermare invece la priorità della nostra vita stessa. Rischiare, trasformandolo, di sostituire un tempo che corrisponde a una perfezione e una bellezza (a una perfezione e a una bellezza che corrispondono a un non-tempo).

Perché esporsi all’epidemia per sopraffarla significa poter cambiare lo stato delle cose, accettando anche il rischio della perdita e della trasformazione. Significa poter cambiare lo stato delle cose consapevoli di contaminare noi stessi il mondo.

Liberare la fragilità è sottolineare la libertà di vivere.

 

Grazia Toderi, Happy Birthday, 1992, cibachrome su alluminio, cm 70 x 100
Grazia Toderi, Rompere il guscio, in “Blocnotes”, n. 2, Paris, 1993, p. 47 / Grazia Toderi, Rompere il guscio, in “Aperto ’93. Emergency / Emergenza” XLV Biennale di Venezia, Giancarlo Politi Editore, 1993, pg. 426.
Grazia Toderi, Bubble Baby, 1992, carta fotografica su alluminio, cm 50 x 75