Astrale Automaten

Automi astrali

Artista Paul Klee

1918

Anno di accessione 1989

Acquerello e penna su carta montata su cartone, 22,5 x 20,3 cm

Firmato su foglio e cartone in basso a destra: «Klee». Scritta sul cartone in basso a sinistra: 1918 171 «Astrale Automaten»

Collezione Francesco Federico Cerruti per l’Arte

Deposito a lungo termine Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Inv. CC.12.D.KLE.1918.A121

L’interesse di Klee per gli «automi» potrebbe essergli stato ispirato dai racconti di Ernst T. A. Hoffmann L’automa (1814) o L’uomo della sabbia (1817), che tanto amava. Inoltre, influenzato dalla moglie Lily, Paul si interessava anche all’astrologia e ai movimenti dei corpi celesti su cui apprese qualche nozione di base.

Provenienza: Paul Erich Küppers, Hannover (su commissione); Bachrach (-1939); Galerie Rosengart, Lucerna (1939-1941); Lily Klee, Berna (1941-1946); Klee-Gesellschaft, Berna (1946-); The Mayor Gallery, Londra (-1955); Herbert Einstein, Londra (1955-); Lady Nika Hulton, Londra (1955-); Galerie Beyeler, Basilea (-1979); Peter R. Borthwick, Vaucluse/Londra (1979-1989); Sotheby’s, Londra, Impressionist and Modern Drawings and Watercolours, 5 aprile 1989 (lot. 324); Galerie Jan Krugier & Cie, Ginevra; Borthwick Collection, USA.

Esposizioni: Hannover 1919-1920 (n. 47); Londra-York-Chicago 1955-1956 (n. 13); Wuppertal-Rotterdam-Monaco di Baviera-Dortmund 1964-1965 (n. 70, ill.); Zurigo 1967-1968 (n. 72, ill.); Basilea 1973 (pp. 7-12, n. 12, ill.); Parigi 1974 (n. 12, ill.); Londra 1975 (n. 2, ill.); Monaco di Baviera 1975 (n. 16); Saint-Paul-de-Vence 1977 (n. 15, ill.); Colonia 1979 (n. 11, ill.); Monaco di Baviera 1979-1980 (n. 356, ill.); New York-Cleveland-Berna 1987-1988 (p. 143, ill.).

Bibliografia: Rigopoulou 1983, n. 69, fig.; J. M. Jordan, Klee’s Prints & Oil Transfer Works: Some Further Reflections, in Annandale-on-Hudson 1983, pp. 87-105; Comte 1989, ill.; Catalogue raisonné 1998-2004, vol. II, n. 2018, fig.; La Collezione Cerruti 2019, p. 38, ill. Fonti: FK photo album, album di fotografie di Felix Klee n. 29, p. 3, foto SFK FK 142-C; menzione nell’elenco (di opere di Paul Klee) di Rolf Bürgi a W. Hadorn, SFB Ko 1376.

Paul Klee crebbe a Berna in una famiglia di musicisti e lui stesso divenne un violinista di particolare talento, tanto che per molto tempo non seppe se scegliere la carriera di musicista o quella di pittore. Dal 1912 fu uno dei protagonisti del gruppo Der Blaue Reiter e dal 1914 fu tra i principali artisti europei che svilupparono l’astrazione, con particolare attenzione alla linea e al colore, e utilizzando tecniche ispirate alla grafica e legate all’improvvisazione, volte a rendere visibile l’essenza delle cose. Nel 1916, durante la Prima guerra mondiale, Paul Klee, che aveva la cittadinanza tedesca, fu arruolato nell’esercito. Nelle opere di questo periodo sono spesso presenti motivi legati alle colonne di un tempio, che ricordano le antiche rovine e al tempo stesso alludono alle distruzioni causate dalla guerra.

La composizione di questo dipinto è caratterizzata da un movimento circolare, in cui un gruppo di capitelli allungati si sovrappongono gradualmente da dietro in avanti e da sinistra a destra. Lo spazio è scandito da due grandi pilastri che incorniciano un arco, al centro del quale una torre divide la composizione in due universi separati: la sinistra rappresenta il mondo notturno dominato da uno spicchio di luna, tutto sui toni freddi del blu, mentre la destra è dipinta con toni caldi. Il sovrano del mondo diurno, una rappresentazione antropomorfa del Sole, irradia luce, ma è posto su un lato della composizione così risulta visibile solo metà del suo volto sulla destra. Insieme al movimento circolare suggerito dalla composizione si esprime quindi anche il passaggio dal giorno alla notte: un viaggio alla cui fine troviamo appunto la figura antropomorfa del Sole. Secondo una progressione in senso antiorario, sembra che un automa a forma di uccello sospeso a testa in giù voglia trasmettere qualcosa a un automa più grande, che rappresenta il personaggio principale. In alto, dal naso di un secondo piccolo automa si irradia un fascio di linee sulla testa di quello grande in primo piano; il fascio emerge dal suo orecchio, come se il piccolo automa ispirasse il grande.

Sia gli automi piccoli che quelli grandi obbediscono alle «leggi dei corpi celesti», infatti non possono muoversi autonomamente ma solo grazie a un meccanismo automatico a orologeria. In questo senso, Klee esplora qui il tema degli «aiutanti inermi» come nelle figure di angeli che l’artista disegna nel suo ultimo periodo. L’interesse di Klee per gli «automi» potrebbe essergli stato ispirato dai racconti di Ernst T. A. Hoffmann L’automa (1814) o L’uomo della sabbia (1817), che tanto amava. Inoltre, influenzato dalla moglie Lily, Paul si interessava anche all’astrologia e ai movimenti dei corpi celesti su cui apprese qualche nozione di base. Per inserire quest’opera nel contesto culturale contemporaneo è rilevante citare tra l’altro il romanzo fantastico Lesabéndio pubblicato da Paul Scheerbart nel 1913: Alfred Kubin, amico di Klee, lo illustrò con quattordici disegni e Walter Benjamin, che in seguito acquistò l’Angelus novus (1920) di Klee, ne scrisse una recensione. Klee, che condivideva lo stesso Zeitgeist, ha creato qui un automa che è un’ambivalente via di mezzo: da un lato obbedisce alle «leggi dei corpi celesti» in un’esistenza priva di vie d’uscita, dall’altro è stato liberato dalla fallibilità del giudizio umano. Si può dire che siamo di fronte a un nuovo compagno del genere umano, molto confacente agli anni della Prima guerra mondiale e della meccanizzazione legata al conflitto.

[Marie Kakinuma]

Nel 1989, Astrale Automaten fu l’ultima tra le tre opere di Klee a essere acquistata da Francesco Federico Cerruti [N.d.R.].