Calligrammes – Lythos de Chirico

Calligrammes – Lythos de Chirico

Librairie Gallimard, Parigi, 1930

Copia n. 88 di 88 esemplari su carta Chine numerati da 13 a 100, in-folio a fogli sciolti, 33 x 25,1 cm

Brossura originale con litografia al piatto anteriore. Chemise originale e custodia cartonata originale, con decorazioni in nero e rosso su bianco. 269-(7) pagine numerate. Testo impresso in rosso e nero con 66 litografie originali disegnate su pietra da Giorgio de Chirico e impresse da Edmond Desjobert, di cui 2 ripetute su copertina e frontespizio. Firma «G. de Chirico» sul colophon in basso a destra.

Collezione Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte

Deposito a lungo termine Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Inv. CC.20.L.1930.E41

Esposizioni: M. T. Roberto, a cura di, con V. Bertone, F. Bruera, M. Pronesti, Apollinaire e l’invenzione «surréaliste». Il poeta e i suoi amici nella Parigi delle avanguardie, mostra senza catalogo (Torino, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, 31 ottobre 2018 – 24 febbraio 2019).

Bibliografia: Vitali 1931, pp. 75, 88; Ciranna 1969, pp. 7-8, 37-104, nn. 17-82; Hyde Greet 1977; Londra 1985; New York 1992-1993, p. 163, n. 163; Christov-Bakargiev 2021, vol. I, p. 316.

«Non passerà certo molto tempo prima che si formi una valida pattuglia [di giovani artisti] che renderà illustre il libro illustrato del XX secolo»1. Guillaume Apollinaire annunciava così, nel 1914, l’aprirsi della stagione novecentesca dell’editoria d’arte, di cui il volume Calligrammes con litografie di Giorgio de Chirico, pubblicato da Gallimard nel 1930, rappresenta un esempio prezioso. All’inizio di quell’anno 1914, Apollinaire stava sperimentando una relazione inedita tra parola e immagine, col disporre i versi sulla pagina in modo tale da delineare un disegno. Egli intendeva riunire i suoi primi poemi visivi in Moi aussi je suis peintre, un «Album d’idéogrammes lyriques et coloriés»2 cui fa riferimento una lettera di de Chirico: «In cambio dei quadri che vi ho donati […], vi chiederò di dedicarmi una delle poesie che, come mi dicevate ieri, state per pubblicare in volume»3.

La stampa del libro fu bloccata dallo scoppio della Prima guerra mondiale, e la raccolta delle liriche di Apollinaire successive al 1913 fu pubblicata nel 1918 dalle edizioni Mercure de France, con un titolo che registrava la denominazione definitiva dei suoi poemi visivi e un sottotitolo che proponeva un riferimento stringente al contesto storico: Calligrammes. Poèmes de la paix et de la guerre4. La richiesta di de Chirico era stata soddisfatta: il poeta gli aveva dedicato i versi di Océan de terre, composti nel 1915 sulla linea del fronte, quando l’orizzonte che si poteva scorgere dalla trincea era quello di un oscuro oceano di terra5.

A pochi giorni dalla morte di Apollinaire, nel novembre 1918, il pittore riannodò, in una pagina scritta a Ferrara, i fili del rapporto che li aveva uniti quattro anni prima a Parigi: «[…] mi s’affaccia alla memoria il suo profilo numismatico, che stampai sul cielo veronese d’una mia pittura metafisica»6. E definiva i calligrammi «[…] poesie ove i versi serpeggiano teneramente […], tracciando sul bianco della carta i rettangoli e le spirali della sua cronica malinconia»7. De Chirico tornò a stabilirsi nella capitale francese nel 1925. L’incarico di illustrare Calligrammes gli consentì di rivendicare l’antica amicizia con Apollinaire, inventore nel 1917 del termine «surréaliste», proprio nel momento dello scontro più acceso tra i surrealisti, che interpretavano i temi archeologici dei suoi ultimi quadri come un’abiura della Metafisica, e i difensori della sua pittura recente Waldemar-George e Jean Cocteau. Il Mystère laïque di quest’ultimo, la monografia di Waldemar-George e Le surréalisme et la peinture di André Breton furono tutti pubblicati nel 1928 e accompagnati da riproduzioni di opere di de Chirico, che l’anno successivo a sua volta pose il rapporto tra letteratura e immagine al centro del romanzo Hebdòmeros. Le peintre et son génie chez l’écrivain.

Per Calligrammes, edizione a tiratura limitata di cui in Collezione Cerruti è uno degli esemplari stampati su carta Chine, Gallimard affidò la composizione dei testi al tipografo Maurice Darantière, che utilizzò caratteri Garamond in maiuscolo lapidario e in corsivo, inchiostrati in nero e rosso. A de Chirico propose di cimentarsi, attraverso la tecnica a quella data per lui quasi inedita della litografia, in una sfida giocata sul filo del paradosso: nei calligrammi di Apollinaire il rapporto tra testo e immagine si risolve in ambito tipografico, mentre le litografie dell’artista spostarono in altra direzione quell’equilibrio, per via del timbro onirico dell’invenzione iconografica e della sinuosità del ductus lineare, «[…] dove neri assoluti spiccano su grigi argentei»8, come notava Lamberto Vitali già nel 1931.

Sempre nel 1931 de Chirico confidò al collezionista René Gaffé di essersi ispirato per le sue illustrazioni alle liriche in cui Apollinaire parla di soli e stelle, lette a Parigi nel 1914 pensando all’Italia, alle sue città e alle sue rovine, e a soli e stelle che ritornano sulla Terra come emigranti, spenti nel cielo ma riaccesi alle finestre e alle porte delle case9. «voici la maison où naissent les étoiles et les divinités», così recita una delle sequenze verbali che formano l’immagine di una casa nel calligramma Paysage10. Si trova dunque in uno dei poemi di Apollinaire incontrati da de Chirico nel 1914 sulle pagine de «Les Soirées de Paris» il primo spunto dell’iconografia dei soli caduti, che, ricorrente nelle litografie per Calligrammes, tornò poi di frequente ad affacciarsi nella sua opera.

[Maria Teresa Roberto]

1 G. Apollinaire, Livres d’art, in «Paris-Journal», 26 luglio 1914, ora in Apollinaire 1960, p. 519 («Nul doute qu’avant qu’il ne soit longtemps elle ne devienne une vaillante phalange [d’artistes] qui rendra illustre le livre illustré du XX° siècle», trad dell’autrice).

2 Questa la descrizione del volume che compare nel bollettino di sottoscrizione diffuso nel 1914 da «Les Soirées de Paris». Su questo progetto di Apollinaire e sui suoi primi ideogrammi si veda C. Debon, Et moi aussi je suis peintre?, in Parigi 2016, pp. 230-243.

3 Lettera di G. de Chirico a G. Apollinaire, s.d. ma fine gennaio 1914, in Apollinaire 2009, pp. 786-787 («En échange des tableaux que je vous ai donnés […], je vous demandarai de me dédier une des poésies que, comme vous me dites hier, vous allez publier prochainement en volume», trad. dell’autrice).

4 Qui i calligrammi si alternano a liriche dall’impostazione grafica tradizionale e alla riproduzione di pagine manoscritte, risalenti ai mesi trascorsi al fronte.

5 Ultimo componimento della sezione «Lueurs des tirs» dei Calligrammes, Océan de terre era stato pubblicato per la prima volta nel febbraio del 1918 sulla rivista «Nord- Sud», con data dicembre 1915 e dedica a Giorgio de Chirico.

6 De Chirico 1918, p. 7. A proposito del ritratto di Apollinaire del 1914 cui si fa qui riferimento, ora nelle collezioni del Musée National d’Art Moderne di Parigi, si veda Fagiolo dell’Arco 1981b.

7 De Chirico 1918, p. 8.

8 Vitali 1931, p. 88.

9 I dialoghi e i confronti di René Gaffé con de Chirico sono raccolti in Gaffé 1946.

10 Terzo componimento della sezione «Ondes» dei Calligrammes, il poema fu pubblicato la prima volta, con il titolo Paysage animé, nel numero di luglio-agosto 1914 de «Les Soirées de Paris».