Harry Melvill (Russell H. Greeley?)
Artista Man Ray (Emmanuel Radnitzky)
1925 c.
Anno di accessione 1996
Stampa ai sali e alla gelatina d’argento, 22 x 16 cm
Collezione Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte
Deposito a lungo termine Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Inv. CC.3.F.RAY.1925.A131
Provenienza: Collezione Juliette Man Ray, Parigi; acquistata all’asta Maître Binoche, Photographies, 4 maggio 1996.
Bibliografia: Christie’s, New York, Photographs, 13 ottobre 2000 (lot. 319); Sotheby’s, New York, Photographs, 28 aprile 2004 (lot. 188); Sotheby’s, New York, 175 Masterworks to Celebrate 175 Years of Photography: Property from Joy of Giving Something Foundation, 11 dicembre 2014 (lot. 76); Christie’s, New York, Modern Visions: Exceptional Photographs, 18 febbraio 2016 [lot. 110], catalogo online; Philadelphia Museum of Art, catalogo online; La Collezione Cerruti 2019, p. 22, ill.

Lo schermo dietro cui Melvill si nasconde sembra farsi portatore di un ulteriore significato, per lo meno per Cerruti: pare infatti essere costituito da una carta che impacchettava un libro (o un piccolo quadro? O una fotografia?). In questo senso, il ritratto assume un preciso ruolo all’interno della stanza della musica, dove trova dimora assieme ad altri ritratti virili, anch’essi di uomini asciutti e slanciati, a cui sono associati dei libri.
Artista cardine di Dada e del Surrealismo, Man Ray, oltre a essere pittore, creatore di ready-made e di film d’avanguardia, e alleato di Marcel Duchamp in molti progetti, fu un insaziabile sperimentatore in campo fotografico. Questa rara fotografia (se ne conoscono solo altre quattro copie, di cui una nella collezione del Philadelphia Museum), acquistata nel 1996 all’asta della collezione della vedova Man Ray, ritrae probabilmente Harry E. Melvill (1866-1931), un avvocato che studiò a Oxford e che fu vivace protagonista della vita sociale e artistica tra Londra e Parigi a cavallo dei due secoli. Vicino a Oscar Wilde e Jean Cocteau, e parte di un gruppo di espatriati britannici che gravitavano attorno a Olga Caracciolo de Meyer e la sua villa a Dieppe, in Francia, durante la Prima guerra mondiale collaborò con i servizi segreti britannici, e per lungo tempo ebbe una relazione con l’attore e drammaturgo Cosmo Gordon-Lennox.
In questo ritratto in tarda età, realizzato nel 1925 circa, Melvill si copre il viso, mettendo in evidenza le mani affusolate. Due cataloghi di Sotheby’s (2004, 2014), dove un’altra copia della fotografia è passata per due volte in asta, si interrogano sulla bizzarra enfasi sulle mani, e sulla loro postura: Melvill sta forse mimando l’atto di scattare una foto? O forse il fatto che si nasconda dietro uno schermo allude a una sua vita segreta (di spia, di omosessuale?). Il catalogo del 2004 inoltre, senza citare la fonte, suggerisce che le mani potrebbero in realtà essere di Jean Cocteau; rivelazione interessante che collegherebbe Harry Melvill a un’altra, molto più celebre fotografia di Man Ray: il ritratto di Rrose Sélavy di qualche anno prima (1920-1921 c.). Rrose Sélavy fu un alter ego in drag di Duchamp, e in quel ritratto Man Ray utilizzò effettivamente le mani di Germaine Everling, compagna di Francis Picabia, che chiudono il collo di pelliccia in una posa molto simile a quella delle mani di Melvill. Siamo quindi di fronte a una parodia della famosa fotografia, e del personaggio duchampiano? È qui nascosto un commento, da parte di due intellettuali queer, a un artista eterosessuale che si traveste da donna?
Qualunque sia il significato, e di chiunque siano effettivamente le mani, è interessante notare come anche un ritratto giovanile di Melvill, realizzato da Jacques-Émile Blanche (1904, ora a Oxford, University College), si soffermi su queste dita sottili e lunghe. Il collegamento con Blanche, a sua volta, ci porta a una straordinaria relazione tra questa fotografia e un altro oggetto in collezione, che probabilmente è la ragione che spinse all’acquisto (Harry Melvill rimane l’unica fotografia mai comprata dal collezionista): il fatto che Cerruti possedesse una copia della prima edizione di Dalla parte di Swann (Bernard Grasset, Parigi, 1913), prima appartenuta a Melvill, e recante una dedica di Marcel Proust. In questa dedica straordinaria, Proust fa riferimento proprio a Blanche, che realizzò i ritratti di entrambi (quello di Proust si trova ora al Musée d’Orsay).
Lo schermo dietro cui Melvill si nasconde sembra farsi portatore di un ulteriore significato, per lo meno per Cerruti: pare infatti essere costituito da una carta che impacchettava un libro (o un piccolo quadro? O una fotografia?). In questo senso, il ritratto assume un preciso ruolo all’interno della stanza della musica, dove trova dimora assieme ad altri ritratti virili, anch’essi di uomini asciutti e slanciati, a cui sono associati dei libri: il Ritratto di gentiluomo con libro e guanti del Pontormo (1540-1541), e il San Gerolamo in un paesaggio di Dosso Dossi (1528 c.).
Un catalogo recente di Christie’s (2016) mette in dubbio l’identità del soggetto della fotografia. Si tratterebbe di Russell H. Greeley (1878-1956), menzionato sul retro della copia offerta in asta, dal cui lascito proveniva. Erede della ricca famiglia di Boston che aveva fondato il «New York Tribune», Greeley era proprietario del Château de Clavary a Auribeau-sur-Siagne, dove negli anni venti e trenta Man Ray era ospite frequente.
[Pietro Rigolo]