Il saluto degli Argonauti partenti (Argonauti II)
(La partenza degli Argonauti) (Il saluto degli Argonauti)
Artista Giorgio de Chirico
1920
Anno di accessione 1980
Tempera su tela, 54 x 73 cm
Firma sul recto in basso a destra: «G. de Chirico PINXIT»
Collezione Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte
Deposito a lungo termine Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Inv. CC.20.P.DEC.1920.A93

Provenienza: Mario Broglio, Roma (n. 15, 19 novembre 1921, come La partenza degli Argonauti); Attilio Vallecchi, Firenze (1922 – dicembre 1929); Galleria Bardi, Milano, Raccolta Vallecchi, 17 dicembre 1929 (lot. 67, tav. 12, come Gli Argonauti); Daria Guarnati, Roma-Milano-Venezia (fino al settembre 1938); Pietro Feroldi, Brescia (2 settembre 1938 – 1939); Galleria del Milione, Milano (n. 1439, 1° aprile 1939, datato 1922); Alberto Mondadori, Milano (1940-1941); Galleria La Nuova Bussola, Torino (n. 5055, 15 gennaio 1948, come Argonauti); Oreste Cacciabue, Milano (fino almeno al 1970); Galleria Galatea, Torino.
Esposizioni: Milano 1921 (n. 23); Firenze 1922b (p. 76, n. 15, come La partenza degli Argonauti); Milano 1940 (copertina e n. 1, datato 1922); Verbania 1954 (n. 11, come La partenza degli Argonauti, datato 1922); Torino 1961c; Torino 1964c (n. 14, datato 1922); Ginevra 1965 (pp. 6-15, n. 15, come Le Départ des Argonautes, 1922); Firenze 1967 (p. XXXIV, n. 943 e p. 189, come Partenza degli Argonauti, 1922); Milano-Hannover 1970 (nn. 50, 51, datato 1922); Roma 1981-1982 (copertina e n. 30); New York-Londra 1982 (n. 119, tav. 81, come The Departure of the Argonauts, 1922); Monaco Di Baviera-Parigi 1982-1983 (n. 62, come Der Aufbruch der Argonauten, 1921; Le Départ des Argonautes, 1921); Verona-Milano 1986-1987 (pp. 58-59, ill.); Verona-Milano 1988-1989 (p. 129, n. 2); Sansepolcro 1991 (n. 53); Düsseldorf 2001 (n. 99); Padova 2007 (pp. 162-163, n. 45, come La partenza degli Argonauti, 1921); C. Christov-Bakargiev, M. Beccaria, a cura di, Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti, mostra senza catalogo (Rivoli, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 6 marzo – 27 maggio 2018); Rovereto 2021 (p. 201, tav. 88).
Bibliografia: Lo Duca 1945, tav. XVI; Soby 1955, p. 140 (come The Departure of the Argonauts, 1922); Bruni 1971-1987, vol. III, t. I, n. 191 (datato 1922, indicato in «Coll. privata Milano»); Far-de Chirico, Porzio 1979, pp. 187, 290 n. 92 (datato c. 1921); Fagiolo dell’Arco 1980a, pp. 60-61 n. 90, 76 n. 132 (datato c. 1920); M. Fagiolo dell’Arco, in Catalogo Nazionale Bolaffi 1980, pp. I, 83-84, n. 1; Fossati 1981, pp. 194-195, n. 37 (datato 1921?); Fagiolo dell’Arco, Baldacci 1982, p. 34, ill.; Fagiolo dell’Arco 1984, pp. 107-108, n. 159 e tav. XLI; Jewell 2004, n. 4 (datato 1921); Dottori 2018, pp. 492-493 (come La partenza degli Argonauti); Benzi 2019, p. 246, ill.; La Collezione Cerruti 2019, p. 35, ill.
Il saluto degli Argonauti partenti è un quadro manifesto e cerniera. Nello stile e nella tecnica, l’opera riflette il cambiamento intervenuto nel lavoro di Giorgio de Chirico in seguito alla decisione di restare in Italia e di slegarsi dai rapporti intrattenuti fino ad allora con l’avanguardia parigina.
l tema del viaggio è uno dei fili conduttori di tutta la prima metafisica di de Chirico, tanto negli scritti quanto nei quadri, dove si avvicendano le figure di Dante, Ulisse e Arianna, e treni, stazioni, navi, carte geografiche e fari.
Il saluto degli Argonauti partenti è un quadro manifesto e cerniera. Nello stile e nella tecnica, l’opera riflette il cambiamento intervenuto nel lavoro di Giorgio de Chirico in seguito alla decisione di restare in Italia e di slegarsi dai rapporti intrattenuti fino ad allora con l’avanguardia parigina. Per tema, iconografia e poetica, però, il quadro si riallaccia alle origini della formazione accademica e intellettuale dell’artista, dimostrando come anche nella fase del «ritorno al mestiere» egli abbia proseguito le ricerche del primo periodo metafisico.
Nel maggio del 1918 de Chirico partecipò a una mostra di pittori italiani alla Galleria dell’Epoca di Roma1. L’artista riponeva grandi speranze nell’ambiente artistico romano2. La mostra fu però un fiasco che coincise, paradossalmente, con l’inizio del successo parigino di de Chirico, grazie all’interesse che le sue opere precedenti al 1918, ancora presenti nella galleria del mercante Guillaume, suscitarono nel nascente gruppo surrealista. Alla fine dell’anno de Chirico si trasferì da Ferrara a Roma, nel momento in cui, nella capitale italiana, vide la luce la rivista «Valori plastici» (1918-1922)3. De Chirico e il fratello Alberto Savinio contribuirono assiduamente a questa e altre pubblicazioni, attraverso le quali difendevano la loro arte. A Roma de Chirico iniziò a frequentare i musei e a produrre copie dei quadri dei grandi maestri, interessandosi anche alle tecniche pittoriche tradizionali. Definendosi «pictor classicus», inaugurò la cosiddetta epoca dei Valori plastici4. Dopo l’ulteriore insuccesso di una personale romana all’inizio del 19195, alla fine dell’anno il pittore decide di trasferirsi a Milano e da lì, nell’aprile del 1920, a Firenze.
Nel saggio Classicismo pittorico parla del «demone lineare», ovvero dell’importanza del disegno, che attraversa la storia della pittura e dell’architettura dall’antichità al presente passando per il Rinascimento6. Il saluto degli Argonauti partenti è coevo a quel saggio, in cui sono evocati, insieme a riferimenti antichi, le architetture di Firenze e la pittura di Botticelli e Signorelli. Qualche mese più tardi, il quadro fu esposto per la prima volta in una personale di de Chirico a Milano; nel catalogo l’artista ne evidenzia l’ispirazione fiorentina7. Oltre allo stile, anche l’uso della tempera guarda alla pittura del Quattrocento. Il riferimento al Rinascimento in un quadro a soggetto antico rivela la continuità tra il de Chirico dei Valori plastici e quello metafisico, che proprio a Firenze, nell’autunno del 1909, aveva ricevuto la rivelazione sulla propria arte. Il tempio, la vela all’orizzonte e le antiche figure melancoliche richiamano l’iconografia del dipinto L’Enigma d’un pomeriggio d’autunno (1909-1910) e quella personale mitologia di sé e del fratello come antichi Dioscuri, i mitici fratelli che presero parte all’eroica spedizione degli Argonauti salpando da Volos, città natale di Giorgio, già presente ne La partenza degli Argonauti (1909), il primo quadro auto-mitografico di de Chirico, d’ambientazione esplicitamente greca e antica.
Il tema del viaggio è uno dei fili conduttori di tutta la prima metafisica di de Chirico, tanto negli scritti quanto nei quadri, dove si avvicendano le figure di Dante, Ulisse e Arianna, e treni, stazioni, navi, carte geografiche e fari. Durante la guerra, l’associazione con gli eroici viaggiatori del mito riflette le circostanze dei fratelli de Chirico, alla ricerca di un’identità nazionale come gli Argonauti del vello d’oro, e la separazione tra i due, sopraggiunta a metà del 1917, quando Savinio lasciò Ferrara per Salonicco, dove fu dislocato come interprete8. Alla fine del conflitto, il tema del viaggio eroico acquista un’ulteriore valenza in relazione allo sforzo di Giorgio di affermarsi in Italia, insieme ad altri artisti ma anche in opposizione a essi, rivendicando il proprio ruolo fondatore nella nascita della Metafisica9.
Nell’aprile 1921 questo dipinto entrò nella collezione di «Valori plastici», istituita da Mario Broglio (1891-1948), fondatore dell’omonima rivista10. Il recente restauro del retro, condotto da Luisa Mensi, ha riportato alla luce la prima etichetta dell’opera, relativa alla mostra milanese di quell’anno, sulla quale si possono ancora leggere il nome dell’artista («G. de Chirico»), il numero d’esposizione («23»), il titolo dell’opera («Argonauti II») e la collezione («[Valori] Plast[ici]»). Una scritta a mano, in francese, sul telaio originale, probabilmente apposta dall’artista stesso («appartient à G. de Chirico/10»), conferma che, come altre opere prese in deposito da Broglio, anche questa restò proprietà di de Chirico fino alla vendita. Essa si può collocare nel momento in cui l’opera fu esposta alla Fiorentina primaverile del 1922, dove fu acquistata dall’editore Attilio Vallecchi, già proprietario de Le muse inquietanti di de Chirico (1918), quest’ultime poco dopo scambiate con Giorgio Castelfranco per un quadro di Ardengo Soffici11. Nel 1938 Il saluto degli Argonauti partenti entrò nella collezione bresciana di Pietro Feroldi. Nell’aprile del 1939 Feroldi scambiò il quadro, insieme a un altro dipinto di de Chirico in suo possesso, la Galleria del Milione di Milano, come pagamento per Le muse inquietanti di Castelfranco12. Il saluto degli Argonauti partenti fu poi venduto dal Milione ad Alberto Mondadori tra la fine del 1940 e l’inizio del 194113. Nel gennaio del 1948 fu messo in vendita attraverso la Galleria La Nuova Bussola di Torino ed entrò a far parte della raccolta del milanese Oreste Cacciabue, prima di tornare a Torino, questa volta alla Galleria Galatea di Mario Tazzoli, da cui Cerruti lo acquistò prima del 1982.
[Silvia Loreti]
1 Roma 1918.
2 Baldacci 1997, p. 389.
3 Valori plastici 1918.
4 G. de Chirico, Il ritorno al mestiere, in «Valori plastici», 11-12, 1919, poi in De Chirico 1985, pp. 93-99.
5 Roma 1919, senza catalogo. La mostra comprendeva anche quadri che de Chirico si era fatto mandare da Parigi da Guillaume (si veda Baldacci 1997, p. 404).
6 G. de Chirico, Classicismo pittorico, in «La Ronda», luglio 1920, poi in De Chirico 1985, pp. 225-229.
7 De Chirico 1985, pp. 223, 224. Il titolo che de Chirico diede al dipinto in quell’occasione fu Il saluto degli Argonauti partenti.
8 A. Savinio, La partenza dell’Argonauta, in «Il Tempo», 1918, poi in Savinio 1976, p. 143.
9 G. de Chirico, Noi metafisici (15 febbraio 1919), in De Chirico 1985, pp. 66-71.
10 G. de Chirico, Elenco dei quadri e disegni dati al Signor Mario Broglio, 19 novembre 1921, in Fagiolo dell’Arco 1980a, pp. 67-68, n. 15.
11 Rasario 2006, p. 290.
12 Appella 2003, pp. 126-128, 133-134 e note nn. 190-191, 363-364.
13 Ibid., p. 230.