Oiseau sur une branche (Oiseau empaillé)
Uccello su un ramo (Uccello impagliato)
Artista Pablo Picasso
1913
Anno di accessione ante 1993
Olio su tela, 33 x 15 cm
Iscrizione sul verso: «Picasso Céret»
Collezione Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte
Deposito a lungo termine Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Inv. CC.11.P.PIC.1913.A153
Provenienza: Galerie Kahnweiler, Parigi (Archives photo. n. 307); Galerie L’Effort moderne (Léonce Rosenberg, si veda fotografia Centre Pompidou/MNAM-CCI/Bibliothèque Kandinsky, Fonds Léonce Rosenberg LROS 45); Sotheby’s Parke Bernet, Londra, 3 luglio 1979 (lot. 3); collezione privata, New York; Collezione Marina Picasso, Parigi.
Esposizioni: New York e sedi varie 1939-1943 (p. 86, n. 118); Filadelfia 1945; New York 1948; New York-Chicago-Filadelfia 1957-1958 (p. 45, n. 71); New York 1962 (n. 14); Venezia 1981 (n. 102).
Bibliografia: Raynal 1920, tav. 2; Zervos 1932-1978, vol. II, t. II, n. 532 (ZII**, 532); Minervino 1972, n. 772; Daix, Rosselet 1979, n. 651; Palau i Fabre 1990, 924; Wofsy 1995-2016, vol. XIII, p. 206; Richardson 1996, vol. II, p. 278; Mallen 1997-2018, vol. XIII, sch. 079; La Collezione Cerruti 2019, p. 28, ill.
Malgrado contenga anche un probabile riferimento al padre morto, specialista nella pittura di uccelli, il dipinto esprime comunque una grande vitalità, arrivando quasi a suggerire il canto del volatile, attraverso lo scintillio del piumaggio.
Malgrado Christian Zervos proponga una datazione al 19141, dall’iscrizione sul verso della tela, «Picasso Céret», riportata da Palau i Fabre2, sembra che questo dipinto di Pablo Picasso sia stato eseguito a Céret, dove l’artista soggiorna tra il luglio del 1911 e l’agosto del 19133. Dopo aver cercato di rappresentare l’oggetto da differenti angolazioni, Picasso utilizza qui una tecnica più libera rispetto a quella cubista adottata negli anni precedenti. Il riferimento alla realtà è molto più leggibile. Ispirandosi agli animali impagliati realizzati dai tassidermisti, l’artista rappresenta l’uccello appollaiato su un ramo spezzato, montato su una base. Grazie a stilizzati richiami al reale e a un perfetto dominio della composizione, Picasso accosta lo spazio pittorico di matrice cubista a quello naturalista. Le superfici appaiono delimitate attraverso il ricorso a poche pennellate frammentarie e a una materia granulosa che conferisce all’opera una trama scabra, mentre a suggerire lo spazio sono alcuni dettagli come la tavola o la base su cui poggia l’uccello. Quest’ultima, con la sua modanatura, è resa illusionisticamente dal basso, dall’alto, di profilo e di fronte. Tale ridistribuzione dello spazio, tuttavia, cede il passo al ritmo dei colori cui è affidato il compito della sintesi spaziale.
Con Oiseau empaillé, titolo assegnato all’opera in occasione della mostra tenutasi a New York nel 1962, dando l’impressione di voler rinnovare il genere pittorico della Vanitas, Picasso esprime il senso della caducità e della fine ineluttabile di tutte le cose. Malgrado contenga anche un probabile riferimento al padre morto, specialista nella pittura di uccelli4, il dipinto esprime comunque una grande vitalità, arrivando quasi a suggerire il canto del volatile, attraverso lo scintillio del piumaggio che ricorda un picchio verde o un barbetto goladorata dalle piume verdi, le ali bordate di viola, la parte anteriore del capo rossa e la gola color giallo oro.
Nulla vieta, certo, di considerare la raffigurazione dell’uccello come un motivo puramente pittorico, eppure l’ambigua dicotomia vita/morte sembra contenere anche un riferimento alla compagna di Picasso, Eva Gouel5, alla quale è spesso legata la tematica dell’uccello, ricorrente nelle opere realizzate tra il 1911 e il 19156. Non esiste tuttavia alcun legame esplicito tra Eva e il volatile, laddove invece la metafora ornitologica risveglia molteplici reminiscenze. Il fatto che l’animale stringa un pesce nel becco, richiama alla mente tra l’altro Oiseau du Bénin7, magnifica scultura originaria del Dahomey8 di proprietà di Apollinaire, che con questo appellativo designa l’amico Picasso in Le Poète assassiné9. Perché non vedere allora nell’Oiseau empaillé un omaggio al poeta che aveva appena donato al pittore la sua raccolta Alcools10? Come si è visto la struttura e il tocco pittorico conferiscono alla composizione una forza che contraddice l’idea della fugacità della vita evocata dalla raffigurazione di un uccello morto. Al di là delle diverse interpretazioni, è innegabile che l’artista abbia voluto indagare in quest’opera le relazioni che legano esseri viventi e oggetti inanimati, andando oltre le apparenti contraddizioni, e dare forma a tutto ciò che è elusivo11.
[Jeanne Sudour]
Dopo il passaggio nella collezione di Marina Picasso a Parigi, il dipinto fu acquistato da Francesco Federico Cerruti prima del 1993. Il 30 giugno di quell’anno, infatti, era registrato nell’inventario manoscritto della collezione [N.d.R.].
1 Zervos 1932-1978, vol. II (1961), fig. 532.
2 Palau I Fabre 1990, p. 511 (PiF II, 924).
3 Intorno al 10 marzo del 1913, Pablo Picasso fa ritorno con la sua compagna malata, Eva Gouel (Marcelle Humbert), a Céret (si veda Penrose 1958, p. 230) dove si trattengono fino al 20 giugno per poi farvi ritorno in agosto. Prima del 19 di quel mese tuttavia, a quanto pare, lasciano di nuovo Céret: «Avendo avuto dei dissidi, abbiamo preferito rientrare a Parigi per stare tranquilli». Lettera di Picasso a Kahnweiler, del 19 agosto 1913. Archivi Kahnweiler-Leiris, citata in Rubin 1990, p. 395.
4 Il padre di Pablo Picasso muore il 3 maggio del 1913.
5 Eva Gouel, compagna di Picasso probabilmente dal novembre del 1911, si ammala nel 1913 e muore il 14 dicembre del 1915.
6 Ritroviamo il motivo dell’uccello in Il piccione con i piselli (vol. II, t. I, n. 308 [Z.II, 308]), negli album da disegno 110 (1912) e 111, foglio 28, Uccello ferito o Il piccione (vol. II, t. I, n. 338 [Z.II, 338]), Colomba che cova (vol. II, t. I, n. 346 [Z.II, 346]), Gli uccelli morti (vol. II, t. I, n. 339 [Z.II, 339]) e nella tela Donna che legge un giornale (vol. XXIX, n. 165 [Z.XXIX, 165]).
7 L’Uccello del Benin, scultura originaria del Dahomey (Regno di Dahomey, Repubblica del Benin, fine del XIX secolo). L’uccello in rame martellato, con il piumaggio realizzato per incisione, stringe nel becco un pesce. Probabilmente fu importato dal Benin all’indomani della resa del re Behanzin nel 1894. È stato esposto in occasione della mostra «Apollinaire, le regard d’un poète», Parigi, Musée de l’Orangerie, 2016.
8 M. Murphy, Apollinaire et l’oiseau du Bénin (Picasso): le primitivisme en question, in Parigi 2016, pp. 83-95.
9 Il poeta assassinato (Apollinaire 1916) è una raccolta di testi scritti tra il 1900 e il 1913 e pubblicati nel 1916. Apollinaire di continuo associa Picasso al tema dell’uccello: basti pensare a La Femme assise (edizione postuma, Éditions de la Nouvelle Revue Française, Parigi 1920) in cui il soprannome Pablo Canouris evoca il canarino, o all’acquerello dipinto da Apollinaire per Picasso nel 1916, Gli uccelli cantano con le dita (Parigi, Musée National Picasso, MP3588).
10 Il 29 maggio del 1913, Picasso scrive da Céret ad Apollinaire: «Mio caro Guillaume, ho ricevuto il tuo libro Alcools, tu sai quanto ti voglio bene e quale gioia provi nel leggere i tuoi versi […]» (Parigi, Musée National Picasso, Archives Picasso).
11«[…] il senso stesso della pittura. Non si tratta di un processo estetico, piuttosto di una forma di magia che si frappone fra noi e l’universo ostile, un modo per sentirsi più forti imbrigliando in una forma sia le nostre paure sia i nostri desideri». Picasso, in Gilot-Lake 1965, pp. 248, 249.