San Lorenzo
Artista Jusepe de Ribera
Quinto decennio del XVII secolo
Anno di accessione 2009
Olio su tela, 76 x 63,5 cm
Collezione Francesco Federico Cerruti per l’Arte
Deposito a lungo termine Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Inv. CC.17.P.RIB.1640.A49
Provenienza: Xavier de la Perraudière, Saumur, 28 marzo 2009 (lot. 24).
Esposizioni: Napoli 2009-2010 (N. Spinosa, vol. I, cat. 1.22, p. 91); C. Christov-Bakargiev, con F. Cafagna, M. Vecellio, a cura di, Espressioni: La Proposizione, mostra senza catalogo (Rivoli, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 4 febbraio – 14 luglio 2021).
Bibliografia: La Collezione Cerruti 2019, p. 52, ill.

Identificato nel 2008 da Nicola Spinosa sul mercato antiquario francese, il San Lorenzo (connotato dalla veste diaconale e dalla graticola del martirio) costituisce un esito altamente rappresentativo dell’attività matura di Jusepe de Ribera, personalità trainante nel contesto artistico napoletano della prima metà del Seicento; e che si tratti di un autografo del maestro di origine spagnola lo dimostra, ben più che la firma, riportata dalla letteratura ma attualmente non leggibile, l’inimitabile qualità del pezzo.
Non v’è dubbio, infatti, che le cifre distintive del linguaggio di Ribera – il virtuosismo dell’impasto pittorico (qui tutto giocato sulle variazioni del color crema della dalmatica), l’enfasi realistica, la profondità nello scandaglio degli sguardi e dei gesti – trovino la più compiuta e riconoscibile espressione proprio nella produzione di siffatte mezze figure, siano esse vecchi santi, asceti o filosofi, costruite secondo tipologie sperimentate dal pittore già a Roma nella sua fase giovanile e da lui stesso codificate con amplissima fortuna nei decenni successivi. Tuttavia, pur all’interno di questo filone, davvero vasto e necessariamente improntato da meccanismi di elaborazione seriale, l’immagine in esame, ed è questa la grandezza di Ribera, riesce a sottrarsi alla routine del genere, grazie alla capacità dell’artista di restituire al soggetto un’individualità immanente e concreta, e perciò irripetibile.
Se l’attribuzione è dunque di immediata evidenza, più problematica risulta la datazione della tela ai primi anni trenta proposta da Spinosa in occasione della sua presentazione, così come non s’intravedono i rapporti prospettati dallo studioso con un Santo Stefano dello stesso Ribera segnalato presso la Galerie Knoell di Basilea1, di un momento senz’altro più antico (almeno a giudicare dalla foto) e probabilmente concepito in pendant con un San Lorenzo venduto a Londra da Sotheby’s il 5 dicembre 2018 (lot. 20) e ora in collezione privata. È semmai quest’ultimo, e non l’esemplare in discorso, come avanzato dallo stesso Spinosa, ad aver rappresentato un modello per l’altro ben più noto San Lorenzo di Bernardo Cavallino nel Museo Lázaro Galdiano di Madrid (inv. 8460)2.
Piuttosto, per la cronologia, in ogni caso difficile da fissare con esattezza puntuale senza riferimenti esterni, occorrerà considerare che il medesimo tipo fisionomico del santo sembra potersi riconoscere, con tratti più adolescenziali, nel Giovane con vaso di fiori (in sostanza un’allegoria dell’olfatto) della Nasjonalmuseet di Oslo (inv. NG.M.01345), capolavoro dello spagnolo realizzato intorno al 1637 e incomprensibilmente retrocesso negli ultimi tempi a opera del suo seguito napoletano3; del pari va notato che lo schema compositivo, con la mano destra del protagonista che impugna l’attributo iconografico e il busto ruotato a sinistra, è sì analogo a quello adottato per alcune figure di santi eseguite tra il 1632 e il 1634 e richiamate da Spinosa, ma ricorre anche in lavori più tardi, del tutto confrontabili con la tela Cerruti, come il San Giovanni Battista del Wellington Museum in Apsley House (inv. WM.1627-1948)4, datato 1650.
[Giuseppe Porzio]
1 Spinosa 2008, p. 385, n. A147.
2 Id. 2013, p. 366, n. 101.
3 Si veda H. Damm, cat. 95, in Wiesbaden 2016-2017, pp. 360-361.
4 Spinosa 2008, p. 444, n. A287.