Alessandra Tesi

Sviluppando le sue opere come installazioni o installazioni video, Alessandra Tesi ha spinto il suo sguardo sulla memoria che definisce l’identità dei luoghi incontrati, riuscendo a svelare l’ambiguità sottile che si cela nella capacità di ciascuno spazio di inscenare la propria funzione. Le immagini, spesso proiettate su materiali sperimentali che sottolineano l’incidenza della luce, catturano l’invisibile riuscendo a inscenarlo nell’ambito del mondo reale.
Invitata a esporre nella sala progetto del Castello, Tesi ha realizzato Interference Pearl (Perla Interferenza), 1999, attualmente allestita nella Manica Lunga. L’opera nasce dalla definizione del Castello di Rivoli «come disegno di un’assenza». Il dato storico che segna l’unicità del Castello non è soltanto la grandiosità del progetto ideato da Juvarra nel 1718, quanto l’interruzione del cantiere dopo che solo un terzo dell’intero edificio era stato costruito. L’artista ha reso materia della sua opera il vuoto che separa i due edifici sabaudi. «La pianta che separa il Castello dalla Manica Lunga – dice l’artista – è il disegno del punto in cui si è fermato il desiderio». Tesi si è impadronita del tracciato che segna la posizione di muri e pilastri progettati da Juvarra, oggi visibile sulla pavimentazione del cortile grazie al restauro di Andrea Bruno. Queste fondazioni dovevano sostenere le parti più significative della residenza: l’atrio di accesso e il salone principale, luogo della rappresentazione per eccellenza. Mediante l’uso dei software AutoCAD e 3D Studio l’artista ha proiettato nello spazio il disegno bidimensionale del tracciato architettonico, ottenendo dal rigore del calcolo matematico deformazioni ottiche simili ad anamorfosi. Entrare in Interference Pearl è come accedere a uno spazio privato dove i desideri corrono contemporaneamente in diverse direzioni. La pittura perla iridescente che copre le pareti è attraversata dal reticolo del disegno architettonico reso nella sua aerea assenza mediante colori acrilici detti «interferenti» in quanto mutevoli a seconda dell’angolo di rifrazione della luce.
L’idea del riflesso, come pulsazione luminosa che restituisce immagini altrimenti celate, è presente anche nell’installazione video Nuit F-75003 (Notte F-75003), 1999, in cui il proiettore è indirizzato su un letto di paillettes blu cielo posato a terra. L’opera è la visione delle energie, dei colori e dei suoni che appartengono alla città notturna. Benché sia girato a Parigi e intitolato con il codice di avviamento postale relativo alla zona di residenza dell’artista, il video non contiene alcun elemento narrativo, e preferisce invece raccontare una qualunque città attraverso dettagli quali le sirene della polizia, oppure le luci di un flipper in un bar.

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