Chris Marker

Le informazioni riguardanti i primi anni della vita di Chris Marker sono minime e non molto sicure. Si sa che, dopo aver combattuto nella Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale, è arruolato come paracadutista nella US Air Force. Negli anni Cinquanta, lavora per i “Cahiers du cinéma” e poi come assistente e coautore di Alain Resnais, per Les Statues meurent aussi (Anche le statue muoiono), 1953, opera all’epoca censurata per l’attacco al colonialismo francese grazie a un attento e preciso studio dell’arte africana, e successivamente per Nuit et brouillard (Notte e nebbia), 1955, celebre documentario sulla tragedia
dell’Olocausto.
Da quegli anni Marker si dedica sempre più al cinema, producendo documentari di vari formati dedicati a situazioni sociali, politiche e antropologiche affrontate da punti di vista diversi. Con gli anni, realizzerà anche ritratti di celebri artisti come Sebastian Matta e Christo e di registi cinematografici come Andrej Tarkovskij e Akira Kurosawa. Quasi allo stesso tempo realizza anche lavori di fiction, il più celebre dei quali, unico per la particolarità dello stile, resta forse La Jetée (II molo), 1962. I suoi film si contraddistinguono per un uso altamente raffinato e personale delle tecniche attinte dalla storia del cinema. Impiega spesso il fermo immagine, dissolvenze, sottotitoli, oltre a usare in modo originale le potenzialità del montaggio.
Tutta la ricchissima produzione dell’artista francese è una ricerca sulla natura e sulle forme della verità, su come essa possa esser percepita, compresa e su come venga creata, sia per ragioni individuali sia per la collettività. E difficile condensare un tale arco di creatività vasto e impegnato su molteplici fronti. Essenzialmente, questo talento poliedrico che si è espresso come fotografo, filmmaker indipendente, romanziere, poeta, giornalista e infine come artista video e di installazioni multimediali, ha maturato esperienze viaggiando continuamente per il mondo. Ha collaborato con Jean-Luc Godard, Agnès Varda, Alain Resnais, William Klein e Joris Ivens, partecipando all’esperienza del cinema militante di contro-informazione dei cinétracts, opere in 16 mm nate e intese come bollettini d’informazione per e sugli studenti e i lavoratori, realizzati durante le rivolte del 1968 e negli anni immediatamente seguenti.
Dai primi anni Novanta, Marker impiega le nuove tecnologie elettroniche, talvolta riprendendo e rielaborando elementi di film del passato. I lavori prodotti in video sanno unire al carattere documentario un tono di intensa meditazione poetica. [F.B.]

Elenco opere

Tokyo Days (Giorni a Tokyo), 1988 video, colore, sonoro, 20’15” Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo.
Girato per le strade di Tokyo, inizia con una conversazione fra Marker e l’attrice francese Arielle Dombasle mentre passeggiano. L’attrice si allontana e si vedono immagini della metropolitana della città.

Berlin 1990, 1990 video, colore, sonoro, 20′ 35″ Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo.
Girato dopo la caduta del muro di Berlino, mostra l’atmosfera nella metropoli tedesca appena riunificata. Attraverso la registrazione di situazioni catturate allora, si ha modo di osservare gli abitanti della grande città che attraversano i celebri check point presidiati ancora da soldati, venditori ambulanti che offrono cibo e frammenti del famoso muro, mentre si diffondono i risultati elettorali che aprono la strada a una “nuova” Germania.

Bestiaire (Bestiario), 1985-1990 video, colore, sonoro, 9’04” Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Chat écoutant la musique (Gatto che ascolta la musica)
video, colore, sonoro, 2’47”
Marker ritrae il proprio gatto beatamente accucciato all’ascolto della sua musica prediletta, composizioni di Mompou, eseguite dallo stesso autore.
An Owl is an Owl is an Owl (Un gufo è un gufo è un gufo)
video, colore, sonoro, 3’18”
Offre un’assorta meditazione sull’enigmatico e fascinoso sguardo di un gufo, che riserva improvvisi e inaspettati movimenti a scatti.
Zoo Piece (Pezzo allo zoo)
video, colore, sonoro, 2’42”
Mostrando una serie di immagini di animali in un vasto zoo, sposta l’attenzione dalla presenza degli animali alle forme di cattività, creando un progressivo senso di desolazione e di pathos.

Prime Time in the Camps (Prime notizie nei campi), 1993 video, colore, sonoro, 28′ Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Dedicato alle devastanti conseguenze della guerra sulle popolazioni civili, questo lavoro mostra la vita di una comunità di rifugiati bosniaci stanziati presso le rovine di ex-accampamenti militari a Roska, in Slovenia. Il video mostra le attività di un gruppo di persone che gestisce un centro di trasmissione via satellite “piratate” da canali internazionali quali CNN, Radio Sarajevo e Sky. Il giovane gruppo illustra e spiega il proprio atteggiamento critico nei confronti dei grandi network televisivi e delle manipolazioni che possono essere sviluppate nei confronti dei fatti reali e, allo stesso tempo, dichiara il desiderio di voler realizzare una documentazione autentica di quel che è l’esistenza dei rifugiati.