Marie-Ange Guilleminot

Il lavoro di Marie-Ange Guilleminot indaga le dinamiche attinenti allo spazio privato dell’individuo e all’ambiente che lo circonda: una forma di ecologia. Etimologicamente tale termine rimanda alla logica (logos) della casa (oikos), ovvero il rapporto e lo studio degli esseri viventi in relazione con il proprio ambiente.
Il lavoro di Guilleminot è una vasta ricerca che va al di là delle forme fisse, stabilite, di molta arte, per trovare invece forme di apertura, di indeterminazione e di varietà attraverso gli svariati supporti adottati volta per volta. Ha fatto ricorso al video come alla scultura, alla performance come al coinvolgimento di gruppi di persone: ogni suo lavoro prende forma ed esistenza nel momento in cui dà luogo a un’azione dal vivo o anche solo registrata. La serie delle Poupées (Bambole) nasce nel 1993 come video, a cui seguiranno altre “interpretazioni” manipolate da altre persone e che lei documenta fotograficamente.
Trasformazioni, processi, sono le procedure adottate nella maggior parte dei lavori di Guilleminot: dal 1992 ha realizzato una serie di abiti, modellati sulle sue misure, le cui dimensioni però non lasciano apparire che testa e braccia, offrendo le caratteristiche di morbidi rivestimenti protettivi. Proprio attraverso l’intensa tattilità implicata, la necessità di un contatto diretto e carnale, si ha la misura del tipo di rapporto epidermico e mentale sollecitato. Ribaltando la tradizione della scultura occidentale, Guilleminot ha sviluppato un sistema di rapporti e comunicazione che si basa sull’immediatezza e il calore della qualità del tocco e della prossimità. In un gioco di seduzione, ma allo stesso tempo di possibile frustrazione, l’aspetto non solo sensuale ma esperienziale del suo lavoro spalanca molteplici possibilità di rapporto e di lettura in grado di coinvolgere l’insieme dei sensi. [F.B.]

Elenco opere

Mes poupées (Le mie bambole), 1993
video, colore, sonoro, 30′
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
In un’unica ripresa continua e ravvicinata, appaiono in primo piano le mani dell’artista che compiono una serie di azioni continue. Manipolando, schiacciando e modificando un sacchetto pieno di talco dal colore roseo, esse plasmano forme organiche, simili a immaginari organi, spesso dalle inaspettate connotazioni sessuali, sia maschili sia femminili, che a lungo andare paiono ermafrodite. Evocando il mondo e il tempo dell’infanzia, questo video ipnotico sembra fare riferimento a quella fase di crescita in cui la sessualità non è ancora rigidamente fissata, e dove tutto è alla portata di tutti, in una giocosità tattile e sensuale.