Mario Airò

Il lavoro di Mario Airò nasce da quello che l’artista stesso definisce «un vagabondare», inteso come l’esperienza di qualcuno che si muove e parla attraverso le cose che incontra, evitando qualsiasi tipo di chiusura intellettuale e formale. Le sue opere nascono da un’ampia gamma di riferimenti culturali che includono la letteratura, il cinema, la storia dell’arte ed elementi appartenenti al nostro quotidiano, che l’artista compone in una rete di inedite relazioni. L’immagine finale è una sintesi di grande respiro, dove una certa coltivata ambiguità rende ogni lavoro un’occasione di esperienza per gli spettatori, invitati a volgere un nuovo sguardo verso il reale.
Notti e nebbie, 1998, è un’installazione incentrata sul tema della luce, che propone una situazione suggestiva, ricca di potenzialità. Posato a terra, un proiettore per diapositive illumina la silhouette di un faro in miniatura. La risultante ombra proiettata su muro è circondata da un alone di luce che contiene l’intero spettro dei colori. Airò sceglie il motivo del faro quale simbolo stesso della luce. Visibile anche in condizioni atmosferiche avverse, il faro è l’indispensabile guida per il navigante, confortante indicazione della prossimità della terra e segnale che aiuta a scampare pericoli nascosti. Anche se artificiale, la luce del faro mantiene le implicazioni positive di simbolo della conoscenza opposta all’oscurità del dubbio. Con linguaggio essenziale, e lasciando volutamente esposti i componenti che creano le condizioni della visione, Airò affronta un tema ricco di riferimenti e crea un’installazione quasi immateriale.
Secondo la sua poetica che privilegia contaminazioni formali e culturali, la musica è spesso un’importante componente delle opere. In Pulse (Impulso), 2000, lampade stroboscopiche illuminano un pannello solare che produce energia sufficiente per alimentare un lettore CD. A sua volta, il ritmo della composizione sonora regola l’azione delle lampade. L’opera è costruita come un circuito nel quale le parti che lo compongono acquistano valore e potenza solo grazie alla loro interazione. L’energia e la luce producono e, al tempo stesso, dipendono dalla musica, scelta dall’artista da brani che si accompagnano  a testi di miti della tradizione indiana, a partire da quello dell’origine dell’universo. L’atmosfera così evocata, utilizzando elementi che appartengono alla più comune tecnologia, è ricca di una spiritualità che nasce sulla base della realtà immediatamente esperibile.

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