Regina José Galindo
Nata e cresciuta in Guatemala, un paese assediato e distrutto da anni di guerre civili, Regina José Galindo realizza performance che nascono dall’esigenza di amplificare il proprio malessere nei confronti di un regime dittatoriale chiuso e ostile che attraverso un’implacabile censura, limita oltre alla libertà di espressione il normale svolgersi della vita quotidiana. Autrice di intense poesie che, oltre a tracciare una memoria intima e personale denunciano la condizione femmile nel suo paese, Galindo si accosta all’arte in una fase successiva rispetto a quella della poesia. Vicina alle azioni della Body Art o dell’Azionismo Viennese, si serve del proprio corpo come di una parte essenziale del linguaggio artistico e le sue azioni performative diventano naturale conseguenza delle sue necessità espressive, come se il corpo potesse esprimere in modo più urgente e immediato i pensieri dell’artista. Murarsi viva in una stanza di mattoni, costringersi in un camicia di forza, infliggere al proprio corpo un numero di frustate pari al numero delle donne assassinate nei primi sei mesi di quell’anno in Guatemala, sono solo alcune delle sue azioni che denunciano un senso vessazione e rivendicano il diritto alla libertà e alla protesta, pur non nascondendo un flebile senso di impotenza.
Nel luglio del 2003 l’artista, tenendo tra le mani un catino bianco riempito di sangue umano, percorre le strade di Ciudad de Guatemala seguendo un percorso che parte dalla sede della Corte Costituzionale e arriva al Palazzo Nazionale. Immergendo a più riprese i piedi nella bacinella, costruisce una vera e propria scia di sangue che si snoda per i marciapiedi della capitale. Un cammino personale e autonomo che, memento di un forte atto di violenza, si svolge silenziosamente tra gli occhi imbarazzati o incuranti dei passanti. ¿Quien puede borrar las huellas? (Chi può cancellare le impronte?) è di fatto, un atto di denuncia nei confronti della ricandidatura a presidente di Efraín Ríos Motti, golpista, ex generale del Fronte Repubblicano Guatemalteco (FRG) e dittatore sanguinario sotto la cui egida si erano compiute efferatezze e massacri sui civili. Contro questa candidatura – avvallata quasi a forza dalla Corte Costituizionale – Regina José Galindo intraprende il suo personale cammino a ricordo delle vittime di un’interminabile guerra civile, tracciando un percorso di sangue e violenza che, se destinato a scomparire dalle strade, si spera possa lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva di un’intera nazione.
[COB]