Carla Accardi

24 giugno 1994 - 28 agosto 1994

A cura di Ida Gianelli, Giorgio Verzotti

La ricerca di Carla Accardi (Trapani, 1924) propone un linguaggio artistico che rifiuta l’immagine oggettiva per presentarsi come libera creazione del segno.

La sua pittura si genera all’unisono con i moti dell’inconscio, così da diventare una sorta di scrittura lirica, rigorosamente scandita in ritmi precisi.

Dopo le composizioni degli anni Cinquanta, dove segni bianchi si muovono su fondo nero a rivelare un’affermazione di identità e di relazione strutturale, il segno di Accardi diviene veicolo

di colore, il cui valore cromatico viene accentuato fino alla sua resa luminescente, producendo inedite provocazioni ottiche.

La sua sperimentazione, oltre all’impiego di vernici fluorescenti, vede sostituire al tradizionale supporto della tela il sicofoil, materiale plastico trasparente che reagisce alla luce dell’ambiente

e sottolinea la natura del quadro inteso come diaframma luminoso. Attraverso il sicofoil, Accardi

estende il rapporto tra superficie e volume a forma scultorea, creando opere al limite tra pittura e scultura in forma di rotoli, coni o tende, quest’ultime percorribili dallo spettatore.

Gli anni più recenti aprono a un nuovo periodo di ricerca, basato sull’adozione della tela grezza, lasciata trapelare fra gli intrichi di larghi segni colorati, dove diverse stesure cromatiche si giustappongono, creando campi energetici di diversa intensità.

Karin Gavassa