Pierre Huyghe

21 aprile 2004 - 18 luglio 2004

a cura di Carolyn Christov-Bakargiev

 

Pierre Huyghe (1962, vive tra Parigi e New York) ha creato una vasta gamma di opere e progetti in collaborazione a partire dai primi anni Novanta. Interessato al momento espositivo come percorso in cui far emergere nuove realtà, alla libertà rappresentata da azioni non produttive, alla stratificazione delle interpretazioni sia reali che immaginarie, nonché all’esperienza quale territorio di narrazioni infinite, Huyghe è emerso come uno degli artisti più sperimentali della sua generazione. Le sue opere esprimono il desiderio di reintrodurre il piacere, il gioco e la fantasia nell’esperienza artistica e a considerare l’arte come un paesaggio dove rendere manifeste le modalità attraverso le quali gli esseri umani possono reagire nei confronti di ogni forma di spinta all’uniformità, incoraggiandoli a ricostruire dinamicamente le loro vite e i loro rituali quotidiani.

La mostra al Castello di Rivoli è la sua prima grande retrospettiva in Italia e presenta un nuovo progetto, Float (Struttura sospesa per processione), 2004, un’opera concepita appositamente per il Castello ispirandosi alle narrazioni e all’immaginario delle processioni tradizionali. Una struttura sospesa è costruita sul modello di una sala espositiva. Concepita per il volo, “trasporta” la sala al museo, accogliendo i visitatori e introducendoli alla mostra. L’ariosa forma bianca fluttuante installata nelle sale 34 e 35 è stata gonfiata e portata da un gruppo di persone al castello sulla collina, dove ora giace sotto forma di architettura museale più fragile e lieve. Nella sala 36 quattro opere filmiche dell’artista sono proiettate simultaneamente, succedendosi in un allestimento inedito che opera quale metafora della memoria. Blanche-Neige Lucie (Biancaneve Lucie), 1997, è un documentario che ha per protagonista Lucie Dolène, una cantante che negli anni Sessanta aveva doppiato la voce del personaggio animato di Biancaneve in francese e che successivamente fece causa alla Walt Disney al fine di recuperare i diritti sulla propria voce e ottenere i compensi derivanti dalla distribuzione di una nuova versione del film negli anni Novanta. In quest’opera tenera e malinconica, Huyghe celebra una lavoratrice dell’industria dell’intrattenimento, la cui soggettività personale si sovrappone a quella di un personaggio immaginario. Les Grands ensembles (I grandi complessi), 1994-2001, è un film dal vero che riprende un plastico di due edifici, i quali intrattengono un dialogo giocoso, ma anche misterioso, di luci e suoni. Essi richiamano quelle aree urbane caratterizzate da grandi blocchi anonimi di edifici che evidenziano il fallimento delle utopie del ventesimo secolo. Sono fantasmi di edifici, strappati alla loro esistenza di unità abitative per diventare personaggi in una storia in costante cambiamento meteorologico e luministico. Nel 1999 Pierre Huyghe e Philippe Parreno hanno acquistato da una società i diritti di un avatar. Questo segno strappato all’industria dell’intrattenimento è stato chiamato Annlee ed è diventato l’origine del progetto collettivo No Ghost Just a Shell (Non un fantasma, solo un guscio), 1999-2003, che ha coinvolto diversi altri artisti. Nel primo episodio realizzato da Huyghe, Two Minutes Out of Time (Due minuti fuori dal tempo), 2000, una voce femminile si rivolge allo spettatore e parla della sua reale condizione di segno. Ritroviamo la voce seduttiva e inquietante di Annlee anche nel secondo episodio di Huyghe, One Million Kingdoms (Un milione di regni), 2001, sotto forma di personaggio che cammina senza fine in un paesaggio lunare. La sua voce è visivamente traslata in un diagramma che richiama i picchi e le montagne che emergono continuamente durante il suo stesso percorso. Sleeptalking (Parlando nel sonno), 1998, e 06.00 pm (ore 18), 2000, sono presentati nella sala 37. L’immagine, un loop di tre minuti del volto del poeta John Giorno come era ritratto nel primo film di Andy Warhol, Sleep (1963), si trasforma nella odierna figura che giace nella stessa posizione ma invecchiata di quarant’anni. Questa visione onirica è accompagnata da una colonna sonora della voce di Giorno che ricorda il sogno degli anni Sessanta e l’esperienza di girare un film con Warhol. L’Expédition scintillante. A Musical. Act 2 (La spedizione scintillante. Un Musical. Atto 2), 2002, nella sala 38, è tra le opere più enigmatiche di Huyghe. Fasci di luce rosa, viola e arancione danzano con la musica in questa opera che è irriducibile all’analisi. Sia materiale (una grande scatola luminosa e sonora), sia immateriale (un palcoscenico vaporoso e colorato per un concerto che non avviene mai se non nella nostra mente), come le altre opere della mostra è un’entità spettrale, ‘di mezzo’, con una qualità fantasmagorica e calmante.

Carolyn Christov-Bakargiev