Christian Jankowski
Interessato a investigare i confini e le relazioni tra finzione e realtà, tra l’opera d’arte e il pubblico, tra cultura “alta” e cultura “bassa”, Christian Jankowski pone degli interrogativi sulla natura dell’immagine e sui suoi processi creativi. Formatosi all’accademia di Amburgo, sceglie di andare all’origine dei meccanismi che regolano la comunicazione visiva contemporanea. Le capacità illusorie elaborate dal cinema e la manipolazione messa in atto dalla televisione costituiscono il tema attorno al quale ruotano molte delle sue opere, sia che si tratti di video, di performance o di installazioni. Partendo da una profonda analisi della società e dei meccanismi che sono all’origine del sistema dell’arte, Jankowski ne auspica un reinserimento nella realtà contingente, coinvolgendo lo spettatore attraverso l’utilizzo di forme visive quotidiane, sedimentate nell’immaginario collettivo. I personaggi che partecipano ai suoi progetti, siano essi predicatori televisivi o prestigiatori, aspiranti attori o astrologi professionisti, passanti casuali o frequentatori di sale cinematografiche provengono sempre dalla vita reale, dalla realtà culturale urbana. E se l’arte, come egli dichiara, è sempre trasformazione, manipolazione possiamo ben riconoscere nell’illusione e nella magia due aspetti complementari della sua indagine speculativa e i contenuti che avrebbe sviluppato anche in lavori più recenti. In 16mm Mistery (Mistero in 16 mm), 2004, il titolo allude al potere del cinema quale fabbrica dei sogni in grado di creare immagini del forte impatto evocativo e destabilizzante. Un uomo, l’artista stesso, cammina silenziosamente lungo le strade della città di Los Angeles, con un proiettore da 16mm e uno schermo in mano. Giunto in un parcheggio collocato in cima ad un grattacielo posiziona gli strumenti in modo che la proiezione sia rivolta verso lo skyline della città e non verso lo spettatore, e esce di scena. Appena il film comincia assistiamo impotenti alla misteriosa esplosione di un palazzo all’orizzonte. La fonte di ispirazione per l’impianto costruttivo della scena di questo video è il dipinto barocco di Lucas Valdés (1661-1725) intitolato Retrato milagroso de San Francisco de Paula, dove il miracolo avvenuto al passaggio di una tela durante una processione religiosa è percepibile solo nei suoi effetti, rimanendo l’immagine rappresentata nel quadro sempre occulta. Per la realizzazione tecnica l’artista si affida alle competenze e abilità di un team di esperti di effetti speciali di Hollywood, Greg e Colin Strause. Noti per film come Titanic e The Day After Tomorrow, i fratelli Strause a cui è affidata anche la regia, scelgono, sulla base di una sintetica sceneggiatura, di realizzare una scena dai forti contenuti emotivi e ricca di suggestioni misteriose. Attraverso l’uso del digitale che ha cambiato la natura della rappresentazione generando una profonda instabilità tra quello che percepiamo come naturale e artificiale, i fratelli Strause, a cui l’artista ha offerto ampia di libertà di azione, riflettendo contemporaneamente sul ruolo passivo che questi professionisti svolgono per le grandi produzioni cinematografiche, forniscono la loro “versione” del film divenendo gli unici artefici della narrazione. Da sempre interessato ad una pratica estetica fondata sul lavoro processuale, Jankowski vedrà il film realizzato solo pochi giorni prima della presentazione ufficiale, in occasione di una sua mostra personale a Berlino, confermando che il senso più intimo della sua arte risiede nell’attivare un sistema di relazioni in grado di destare nello spettatore uno stupore e un interesse rinnovato per il modo in cui noi percepiamo la realtà.
[GC]