Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen
La collaborazione tra Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen è basata sull’incontro tra due identità forti e distinte. Attraverso il loro dialogo, articolato in un continuo scambio di parole e immagini, gli artisti hanno ridefinito il concetto di collaborazione. Anche se lavorano insieme già nella seconda metà degli anni Settanta, è con la performance Il Corso del Coltello / The Course of the Knife che il loro linguaggio si articola in un complesso dialogo che coinvolge scultura, architettura, letteratura e teatro. Allestito a Venezia nel 1985, negli anni di più stretta collaborazione con l’architetto Frank O.Gehry, l’evento nasce in relazione all’immagine di un coltellino svizzero, scelto quale simbolo di un nuovo metodo architettonico. Nella trama della performance, alcuni elementi architettonici tradizionali, come archi, colonne, scale o obelischi nella forma di sculture molli, venivano presentati come panni messi ad asciugare, appesi su un cavo steso tra gli edifici della piazza. Originariamente elementi di scena, ma anche vere e proprie sculture, gli Architectural Fragments (Frammenti architettonici), 1985, in collezione nascono appunto in tale contesto.
Anche Houseball (Casa palla), 1985, fa la sua prima apparizione nell’ambito della performance. Essa nasce per accompagnare Georgia Sandbag, il personaggio interpretato da Coosje van Bruggen, ispirato a George Sand è immaginato come una ex agente di viaggi diventata scrittrice. Enorme fagotto con attaccati arredi domestici realizzati in morbida gomma piuma, la scultura omonima
in collezione è la versione per interno realizzata dagli artisti successivamente alla performance. Casa portatile pronta all’uso, l’opera trasmette un senso di giocosa libertà, legata all’idea di uno spirito nomade e indipendente.
Project for the Walls of a Dining Room: Broken Plate of Scrambled Eggs, with Fabrication Model of the Dropped Bowl Fountain (Progetto per le pareti di una sala da pranzo: piatto rotto con uova strapazzate e modello per fabbricazione della fontana a forma di ciotola caduta), 1987, ha la forma
di una stanza scardinata dal suo pavimento, come per effetto di uno sconvolgimento tellurico. I piccoli incidenti domestici che occorrono al suo interno diventano metafora di un improvviso impeto creative. Essa è infatti animata dalla dinamica presenza di un piatto di uova strapazzate, presentato nel momento in cui ha appena colpito le pareti.
A sua volta, il possibile ordine del tavolo da pranzo è sconvolto da getti d’acqua e dalla rottura di una ciotola, dalla quale fuoriescono bucce di arancia. Relativo a Dropped Bowl with Scattered Slices and Peels (Ciotola caduta con spicchi e bucce sparse), il modello riguarda il progetto in grande scala realizzato nel 1990 da Oldenburg e van Bruggen per la città di Miami. Come nel caso degli oltre quaranta progetti di arte pubblica a oggi prodotti dagli artisti, esso è caratterizzato da un’attenta valutazione del contesto. Se 1’immagine della ciotola in frantumi è infatti la risposta alla complessità architettonica del sito destinato ad accogliere la loro opera, nonchè un’allusione alla disparata composizione etnica della popolazione locale, la presenza dell’acqua e dell’arancio corrisponde a due elementi caratteristici di Miami.
II valore poetico degli oggetti, soprattutto di quelli in disuso e ormai obsoleti è parte della ricerca di Oldenburg e van Bruggen. Più recentemente, gli artisti si sono indirizzati anche verso forme organiche, come nel caso di Dropped Flower (Fiore caduto), 2006. Realizzato come una maquette di grandi dimensioni, l’opera evoca un fiore appena raccolto, ma apparentemente dimenticato. Esso sembra ritratto nel momento in cui tocca terra, quando ancora la tensione dell’aria gonfia i suoi petali, ma già la forza di gravità sembra sul punto di impossessarsi delle sue forme. Per descrivere
questo microcosmo di eventi gli artisti hanno scelto un papavero, umile fiore, tradizionalmente associate all’oblio.
All’opposto, non facilmente dimenticabile e il tono di rosso scelto dagli artisti per colorare i petali del fiore. A questo proposito, citando Charles Baudelaire, gli artisti definiscono l’opera come uno di “questi fiori misteriosi il cui colore entra nell’occhio imperiosamente”.
[M.B.]