Doris Salcedo

(Bogotà, Colombia, 1958)
Doris Salcedo indaga il lato oscuro della globalizzazione, creando una forma di poesia spaziale, al contempo elegiaca ed epica, comune e monumentale, generata per evocare emozioni intense in grado di elevare la consapevolezza, affinché il dolore e la sofferenza umana che l’artista acutamente percepisce nel mondo, e che sono le fonti principali della sua arte, non siano vani. Per Salcedo l’emozione estetica è profondamente collegata al politico – è il politico – e l’arte è il terreno sul quale il personale e l’intimo possono incontrare il collettivo e il pubblico.
La scultura Senza titolo (2008) appartiene a una serie di opere – create dal 1989 colando cemento “a calco” in vecchi mobili – tavoli, poltrone, cassettoni, armadi, perfino letti. Sono lavori densi e pesanti, che recano le tracce e il carico delle vite passate mediante i riferimenti ai corpi assenti che un tempo ospitavano. Parlano di strati di esperienza, della gravità della perdita e dell’intensità della vita.