Gino de Dominicis
Figura carismatica la cui opera si è manifestata attraverso le più diverse forme espressive, Gino de Dominicis ha affrontato temi fondamentali come la morte, l’immortalità, la fine della storia, il ruolo dell’arte e quello dell’artista. I suoi lavori costituiscono un continuo invito alla riflessione e alla contemplazione, nel tentativo ideale di arrestare l’irreversibilità del tempo attraverso la pratica artistica. Non riconoscendo valore documentario a fotografie delle proprie opere, nel corso della sua vita sceglie di non autorizzare la pubblicazione di immagini evitando anche di avallare la produzione di libri o cataloghi.
Secondo de Dominicis, l’arte si realizza nell’assoluto dell’hic et nunc, in un tempo ulteriore rispetto all’esperienza comune e invece relativo a un evento cosmico. In Senza titolo, 1967-1969, l’estremità appuntita di una lunga asta dorata sfiora il bordo di un grosso masso. Il punto di contatto tra la verticalità dell’acuminato oggetto metallico e la pesantezza della pietra si riduce a una superficie millimetrica, apparentemente incapace di giustificare il perdurare della situazione di equilibrio. L’incongruenza allude alla possibilità di un tempo eterno, condizione che l’opera verifica.
Nel corso della sua incessante indagine conoscitiva, articolata come itinerario capace di attraversare lo spazio e il tempo al di là delle leggi fisiche, de Dominicis trova un ideale corrispondente in alcune concezioni religiose e filosofiche appartenenti ad antiche culture, quella sumera in particolare. In più opere scandaglia i misteri di miti le cui origini risalgono all’alba della civiltà, e si ispira alla figura di Gilgamesh e a quella di Urvasi. Protagonista della più antica composizione epica della storia dell’umanità, Gilgamesh è il re di Uruk, mitica città dell’odierno Iraq, che compie un lungo e difficile viaggio per trovare il segreto dell’immortalità. L’esperienza del viaggio di ricerca è anche parte della leggenda indiana di Urvasi, creatura immortale amata da un uomo mortale. L’opera Senza titolo, 1988, è parte di un gruppo di lavori ispirati all’ipotetica compresenza del re sumero e di Urvasi, realizzati nell’ambito di un rinnovato interesse da parte dell’artista nei confronti della pittura. Su una tavola nera, senza raffigurare i protagonisti, de Dominicis traccia in bianco soltanto due profili, separati dall’immagine di un prisma. Quasi si trattasse del momento durante il quale entrambi hanno intravisto il segreto a lungo cercato, i due personaggi contemplano la gemma, in un’atmosfera di sospensione enigmatica.
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