Hannah Starkey
Anche se non sono autoritratti, le fotografie di Hannah Starkey sono autobiografiche in quanto legate alla sua esperienza di donna che vive e lavora in una città cosmopolita come Londra, da lei scelta, rispetto alla nativa Belfast, quale luogo di residenza. Per scattare le sue immagini l’artista si avvale di attrici professioniste, scelte in base ai ruoli che ogni fotografia contempla. «Concepiti da un punto di vista femminile – dice l’artista – gli scenari costruiti nelle mie immagini esplorano la vita delle donne nelle loro interazioni quotidiane». L’attenzione a momenti assolutamente banali o apparentemente privi di rilevanza narrativa deriva dall’atteggiamento dell’artista nei confronti delle persone e delle situazioni incontrate, che, secondo le sue stesse parole, è quello di «una turista perpetua». L’insistenza sull’atto del guardare, spesso motivo dominante delle sue immagini, nasce dall’importanza che Starkey attribuisce all’atto di osservare gli altri, da lei considerato come un modo per conoscersi meglio. Pur nell’immobilità trattenuta, ciascuna immagine allude alla complessità della struttura sociale e ai comportamenti codificati in base all’età, o classe, all’interno dell’universo femminile della città contemporanea.
Le immagini in collezione appartengono a un gruppo di opere incentrato sull’insita trascendenza della vita adolescente. In Untitled – August 1999 (Senza titolo – agosto 1999), 1999, tre ragazzine sono riunite sotto un muro segnato da ordinari graffiti e da sagome di figure religiose. La loro attenzione è attratta da una coetanea che a sua volta risponde divertita a un’azione che si svolge fuori dall’immagine. Il suo sguardo mira allo stesso spazio che noi, come osservatori della fotografia, ci troviamo a occupare e che simbolicamente diventa il campo della vita reale, ancora separato dal mondo dell’adolescenza. L’inospitale cornice della città contemporanea caratterizza anche Butterfly Catchers (Acchiappa farfalle), 1999, dove un desolato accumulo di rovine è l’improbabile paesaggio nel quale due ragazze cercano una traccia, seppur transitoria, di bellezza.
Untitled – January 2000 (Senza titolo – gennaio 2000), 2000, è invece ambientata all’interno di un negozio appartenente a una popolare catena inglese di video-noleggio. Quattro giovani donne di colore, forse un gruppo di amiche intenzionate a trascorrere una serata in compagnia, stanno scegliendo una videocassetta. La ricerca del film sembra isolare in ambiti distinti ciascuna delle adolescenti, rendendo impossibile alcun tipo di comunicazione. L’attenzione prestata alle informazioni riportate sulla custodia della cassetta, e la rassegnata attesa di una delle componenti del gruppo, diventano gesti carichi di una fissità ieratica, malgrado appartengano alla banale sfera della vita quotidiana. «I momenti descritti – osserva Starkey a proposito di queste immagini – trascendono in moderne allegorie, in quanto i soggetti rimangono anonimi, mascherati dalla moda e dai costumi di quest’epoca».
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