Ibrahim Abumsmar
Utilizzando le lame dei taglierini comunemente in commercio, Ibrahim Abusmar ha realizzato Cutting Edge (Bordo tagliente), opera prodotta nel 2012. Disposte l’una accanto all’altra, con il lato tagliente diagonale rivolto verso l’alto, le lame sono infisse su una base alta circa un metro, imponendosi nello spazio come una presenza minacciosa, potenzialmente letale. Come dichiarato dall’artista, l’opera è un diretto riferimento al muro costruito a partire dal 2000 da Israele in Cisgiordania. Nota anche come “chiusura di sicurezza”, “barriera di separazione israeliana”, e per i palestinesi “muro di separazione razziale”, la barriera è composta da trincee, recinzioni in filo spinato, porte elettroniche e muri in cemento armato alti fino a otto metri che, seguendo un percorso tortuoso, parzialmente coincidente con la Linea Verde, si estendono a tratti nei territori palestinesi occupati, per una lunghezza di quasi 700 chilometri. Oggetto di pesanti controversie, il muro è stato giustificato da Israele quale difesa dai violenti attacchi terroristici di matrice palestinese. Condannato da più tribunali internazionali ma tutt’ora in costruzione, secondo gli oppositori del progetto il muro impedisce i normali movimenti d’intere comunità, tagliandone l’accesso al lavoro, ai campi, alle cure sanitarie e alle risorse idriche. In Cutting Edge, le lame con il loro classico foro di fabbricazione riprendono l’iconografia dei blocchi di cemento che formano il muro, così come piccoli disegni ripropongono, in miniatura, alcuni dei graffiti e pitture che sporadicamente ne alterano la grigia superficie.
Particolarmente riconoscibile è la silhouette nera della ragazzina sollevata dai palloncini, dichiarato riferimento a un murales dall’artista inglese Bansky che, tra il 2005 e il 2007, dipinse vari tratti del muro dal lato palestinese.
Nell’opera di Abusmar, significativo è anche il numero di lame impiegate. Le 67 lame utilizzate corrispondono infatti al numero di villaggi palestinesi che la presenza del muro attualmente isola in maniera drastica e che, nella visione dell’artista, sono pertanto ridotti a terre attraversate da amputazioni dolorose e invalidanti.
Pressanti questioni politiche e sociali sono spesso al centro delle opere di Ibrahim Abusmar. Intenzionalmente, l’artista si serve di oggetti riconoscibili e appartenenti alla vita quotidiana. Apportando minime modifiche, essi diventano materiale per opere capaci di parlare un linguaggio chiaro e diretto che, al di là delle barriere linguistiche e culturali, è teso a esporre le tante contraddizioni e crudeli realtà del mondo contemporaneo. [MB]