John Baldessari

Educato al linguaggio dell’Espressionismo astratto, nel 1970 Baldessari brucia i suoi dipinti antecedenti al 1966 e ne racchiude le ceneri in un’urna. Il simbolico rifiuto di produrre un’arte caratterizzata dal gesto dell’artista viene esteso alla produzione seguente, che lo pone tra i principali esponenti dell’Arte concettuale. Al centro della sua ricerca Baldessari pone quindi l’idea stessa di arte e ciascuna sua opera può essere considerata come un’indagine tesa ad esplorare il sottile confine che separa l’arte da ciò che non rientra nell’ambito di tale definizione. In ironico accordo con la propria attività di professore, membro delle più prestigiose università della California, nelle proprie opere l’artista impiega toni apparentemente didattici che sottolineano l’arbitraria relazione tra significati e significanti.
Dalla fine degli anni Sessanta usa la fotografia impiegandola come pura registrazione di dati visivi o quale elemento dal quale trarre dipinti privi di emozionalità espressiva. È questo il caso dei dipinti con testo, all’interno dei quali banali paesaggi urbani della California del Sud, riprodotti come foto-emulsioni, sono accompagnati da scritte realizzate da pittori di insegne commerciali, assunti appositamente. In alcuni casi il linguaggio rimane l’unico elemento visivo utilizzato dall’artista e le informazioni date attraverso la parola scritta sono trasmesse con intento ironico.
La sua capacità di mettere in questione i meccanismi che portano alla creazione del significato pone Baldessari anche tra i protagonisti dell’arte degli anni Ottanta. Adottando la pratica postmoderna di attingere a informazioni visive disparate, produce numerosi lavori fotografici che si basano sulla pratica della giustapposizione, del collage e sfruttano il meccanismo dell’opposizione binaria.
Raccogliendo un importante aspetto dell’eredità di Marcel Duchamp, Baldessari dà ampio spazio alla componente umoristica nell’ambito del suo lavoro, soprattutto quello realizzato in video all’inizio degli anni Settanta. Figurando più volte nei panni dell’unico protagonista, impiega se stesso e la propria voce quali strumenti neutri, mantenendo un atteggiamento distaccato e impassibile, apparentemente immune da ogni emozione. Tale freddezza, esposta in situazioni paradossali, come l’atto di insegnare l’alfabeto ad una pianta in vaso, produce un umorismo il cui oggetto è lo stesso linguaggio dell’Arte concettuale. [M.B.]

Folding Hat (Piegare un cappello), 1970-1971
video, bianco e nero, sonoro, 29’48”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Maneggiando un cappello da uomo, l’artista cerca di liberarlo dalla sua quiddità, senza però riuscire nel proprio intento.

4 Short Films (4 film brevi), 1971
riversato da film 16mm, colore, muto, 5’52’’
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Privi di sonoro, i film presentano quattro diverse inquadrature: la giustapposizione di una clessidra e di un termometro, il primo piano di due specchietti portatili maneggiati in modo da riflettere la luce, tre bicchieri e infine alcuni contenitori di pigmenti colorati.

Art Disaster (Disastro d’arte), 1971
video, bianco e nero, sonoro, 32’40”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
L’espressione “Art Disaster” compare su un frammento di quotidiano che l’artista fissa a parete con una puntina da disegno. Nello spazio sottostante, giustappone arbitrariamente una serie di immagini di diversa natura, creando una sorta di narrativa.

I Am Making Art (Faccio arte), 1971
video, bianco e nero, sonoro, 18’40”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
L’artista esegue una serie di lievi movimenti con il proprio corpo e ripete la frase “sto facendo un’opera d’arte”. L’esito è un ironico riferimento alla Body Art del periodo.

I Will Not Make Any More Boring Art (Non farò più arte noiosa), 1971
video, bianco e nero, 13’06”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
La promessa di non fare mai più arte noiosa è fissata sulla carta nella forma di una sequenza di frasi scritte a mano. La positività dell’intento rimane ambigua, in quanto l’azione è ripetitiva.

Baldessari Sings LeWitt (Baldessari canta LeWitt), 1972
video, bianco e nero, sonoro, 15’
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Dichiarando di voler porgere omaggio a un importante protagonista dell‘Arte concettuale, Baldessari impiega alcune frasi di Sol LeWitt per intonare melodie di canzoni commerciali. Così cantati, i paradigmi dell’Arte concettuale sembrano perdere di serietà e assumono significati inaspettati.

Xylophone (Xilofono), 1972
video, bianco e nero, sonoro, 25’38”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Alludendo alla freddezza del linguaggio dell’Arte concettuale, l’artista usa una serie di immagini per bambini ripetendo numerose volte il nome dell’oggetto o dell’animale raffigurato. La monotonia della voce e la ripetizione trasformano le parole in una vuota cantilena.

Title (Titolo), 1972
riversato da film 16 mm, bianco e nero, colore, sonoro, 25’
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Le immagini che si susseguono senza gerarchia o ordine riconoscibile, isolano gli elementi che costruiscono un film tradizionale. La cinepresa inquadra oggetti, personaggi e paesaggi proponendo, attraverso una sequenza di immagini pressoché fisse e suoni isolati dal contesto, la decostruzione di possibili intrecci narrativi.

Teaching a Plant the Alphabet (Insegnare l’alfabeto a una pianta), 1972
video, bianco e nero, sonoro, 18’40”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Quasi si trattasse di un giovane scolaro, una pianta da appartamento viene educata ai suoni e alle forme dell’alfabeto.

The Meaning of Variuos Photographs to Ed Henderson (Il significato di varie fotografie secondo Ed Henderson), 1973
video, bianco e nero, sonoro, 15’
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Baldessari sottopone il conoscente Ed Henderson a una sorta di test nel corso del quale gli chiede di decifrare fotografie tratte dai giornali. Avendo rimosso eventuali didascalie e tracce del contesto, l’artista mette in luce la fluttuante relazione tra un’immagine e il suo significato.

The Way We Do Art Now and Other Sacred Tales (Il modo in cui facciamo arte e altre storie sacre), 1973
video, bianco e nero, sonoro, 28’28’’
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Baldessari raccoglie una serie di brevi episodi che riguardano situazioni nelle quali le parole o le immagini non corrispondono al significato o che sottolineano le arbitrarietà del linguaggio.

Three Feathers and Other Fairy Tales (Tre piume e altre fiabe), 1973
video, bianco e nero, sonoro, 31’15”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Seduto su una sedia di fronte alla telecamera, l’artista legge sei racconti, le cui storie riguardano paure e desideri inconsci.

Script (Copione), 1974
riversato da film 16 mm, bianco e nero, sonoro, 50’25’’
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Il video presenta una sequenza di dieci brevi scene tratte a caso da alcuni film commerciali. Gli interpreti sono sette coppie di attori non-professionisti, all’epoca studenti di Baldessari. Il video presenta la descrizione scritta delle scene, le performance delle diverse coppie e infine una selezione delle dieci sequenze migliori.

The Italian Tape (Il nastro italiano), 1974
video, bianco e nero, sonoro, 8’33”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Baldessari scrive su una lavagna frasi inglesi e la loro rispettiva traduzione in italiano, appropriandosi di frammenti di dialoghi pubblicati su una guida turistica riguardante Roma. Estrapolate dal contesto originario, le frasi scelte sembrano indirizzate all’osservatore e talvolta alludere alla relazione tra questi e l’opera d’arte.

Four Minutes of Trying to Tune Two Glasses (for the Phil Glass Sextet) (Quattro minuti di tentativo di accordare due bicchieri – Per il sestetto Phil Glass), 1976
video, bianco e nero, sonoro, 4’09”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
L’artista cerca di adattare il suono di due bicchieri contenenti acqua al trascorrere dei minuti. Il tempo è scandito da un orologio la cui sveglia è impostata sulle ore 12.00. Il titolo è un gioco di parole che coinvolge il noto compositore Philip Glass.

6 Colorful Inside Jobs (Sei colpi colorati), 1977
riversato da film 16 mm, colore, 30’
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
L’artista dipinge una tela che nel corso dello svolgimento del film diventa un quadro monocromo sempre diverso. Ciascun quadro corrisponde a un giorno della settimana, rendendo il film una disincantata e ironica riflessione sul rapporto tra la vita quotidiana e il processo creativo.