Max Neuhaus
L’opera sonora realizzata da Max Neuhaus per il Castello di Rivoli nel 1995 è situata all’esterno, nello spazio che separa l’edificio del Castello dalla Manica Lunga. Quello che, secondo il progetto di Filippo Juvarra del 1719, doveva diventare un grande atrio di accesso posto al centro del nuovo edificio è rimasto uno spazio a cielo aperto, dove è immediatamente tangibile il carattere di incompiuto del complesso sabaudo. Nel doppio ordine di tre arcate oggi visibili a chi arriva al Castello, Neuhaus ha scelto l’ordine di sud-est, decidendo di lavorare nei due archi estremi, rispettivamente vicini al corpo del Castello e all’estremità della Manica Lunga. Secondo il proprio metodo, Neuhaus ha innanzitutto preso coscienza del sito scelto, della sua storia e delle sue caratteristiche architettoniche e funzioni sociali, analizzandone soprattutto le sonorità peculiari. Usando strumenti elettronici, egli ha costruito una tramatura sonora in specifica relazione al luogo, distinta da due suoni differenti, ciascuno udibile nello spazio di una diversa arcata. Ponendoli a confronto, l’artista descrive i due suoni come «uno freddo, aspro e secco vino bianco, e l’altro come un corposo rosso».
Determinati dalla volontà di intervento dell’artista, i suoni di Neuhaus prendono forma nello spazio, instaurando un legame di necessità con esso. L’installazione sonora è quindi un Place Work (Opera nel luogo), definizione impiegata da Neuhaus per mettere in evidenza il luogo nuovo generato dall’opera, dove il suono è lo strumento in grado di dare forma a un’ inedita percezione dello spazio. Come tutte le opere sonore dell’artista essa non può essere registrata o trasportata altrove, ma può essere esperita soltanto dai visitatori che accettino di dialogare con essa. Emessi da altoparlanti progettati appositamente dall’artista stesso e posizionati in modo da essere pressoché invisibili, i suoni sono infatti udibili, ma non cercano di imporsi all’attenzione.
I disegni relativi all’opera sonora in collezione sono stati eseguiti successivamente, in quanto Neuhaus lascia spesso trascorrere un certo lasso di tempo prima di riascoltare una sua opera. Attraverso tale distanza, egli crea disegni che chiama «a posteriori». «Questi disegni – come spiega l’artista – eseguiti a matita colorata, ciascuno composto da due pannelli, un’immagine e un testo scritto, integrano due forme tradizionali di comunicazione per includere qualcosa sia invisibile che indescrivibile. L’immagine non è il disegno e neppure il testo: il disegno è quanto essi sintetizzano insieme. Quando visti in parallelo, essi evocano l’idea centrale dell’opera sonora, un punto di partenza e un riferimento, per la riflessione».
Neuhaus è stato il primo artista che ha definito il ruolo del suono nel contesto scultoreo, ideando un nuovo linguaggio nell’ambito dell’arte contemporanea.
[M.B.]