Michael Snow

Michael Snow è un artista poliedrico ed estremamente prolifico. Pittura, fotografia, scultura, musica jazz e cinema sperimentale sono mezzi e pratiche esplorati da lunghi anni dall’artista. Difficile sintetizzare la davvero ampia mole di lavori realizzati in oltre quarant’anni di attività.
In ogni suo lavoro, qualunque sia la disciplina, la ricerca si articola nell’analisi della rappresentazione e dei suoi materiali. Soprattutto attraverso la sua esperienza di filmmaker sperimentale, Snow ha realizzato una vasto corpo di lavori che riflettono e mettono in discussione il medium scelto, in una costante alternanza analitica fra ciò che è rappresentato, il processo coinvolto e il materiale impiegato.
Fondamentale in ogni lavoro sviluppato da Snow è l’esplorazione dei principi organizzativi che presiedono alla composizione strutturale delle sue opere; nelle sue ricerche coesiste sempre un interesse per le relazioni intercorrenti fra l’esperienza fisica della percezione e l’analisi della stessa. [F.B.]

Elenco opere

Rameau’s Nephew by Diderot (Thanks to Dennis Young) by Wilma Schoen (Il nipote di Rameau di Diderot – Grazie a Dennis Young – di Wilma Schoen), 1970-1974
riversato da film 16 mm, colore, sonoro, 4h26′
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Questo lavoro offre un’ampia e approfondita esplorazione del film sonoro, attraverso tutte le sue possibili declinazioni: è costruito sullo studio, illustrazione e messa in prova di tutte le possibili relazioni fra immagini e suoni che regolano i rapporti fra persone e parole, fino ai processi di identificazione che si stabiliscono nel rapporto tra la proiezione di un film e la visione da parte del pubblico. In un’articolata e variegata esplorazione, che l’autore definisce “traduzione-traslazione”, sono mostrate le molteplici possibilità di illusione psicologica ed emotiva che l’esperienza di vedere e ascoltare un film produce.

Michael Snow Presents (Michael Snow presenta), 1981
riversato da film 16 mm, colore, sonoro, 90’
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Il film si apre su un’immagine che appare astratta su sfondo nero e progressivamente si rivela essere l’immagine di una donna coricata. Di lì a poco si sviluppa una parodia del cinema strutturalista. Nella lunga scena successiva, non è la cinepresa che sembra muoversi, ma l’intero set, in quella che è la prima di tre sequenze-analisi dei movimenti di macchina. Nella seconda la cinepresa invade fisicamente il set, distruggendo tutto quel che incontra sul proprio cammino, grazie anche a un’armatura di plexiglass trasparente che la circonda. Infine, viene oltrepassato il muro del set, e il film passa a riprendere freneticamente immagini a zig-zag in esterni, come seguendo le linee di forza che contraddistinguono le naturali traiettorie di un occhio umano.