Paul Pfeiffer
In Corner Piece (Opera d’angolo), 2002-2003, Paul Pfeiffer elabora digitalmente alcune riprese televisive relative a un incontro di boxe. L’artista si sofferma sugli intervalli che ritmano i combattimenti, durante i quali l’atleta viene medicato dal suo allenatore. L’immagine del protagonista è però cancellata, mentre resta visibile l’azione che si svolge intorno. Citando la struttura del ring, il video è trasmesso da un monitor montato in modo da costringere all’angolo ciascun spettatore. Evocando la dinamica di un incontro a distanza ravvicinata, l’artista riesce così a creare una situazione claustrofobica.
Attingendo prevalentemente a registrazioni televisive di eventi sportivi, nelle sue opere Pfeiffer riflette sui miti collettivi, soffermandosi soprattutto su quelli che dominano l’immaginario del pubblico televisivo americano. In particolare, l’artista analizza il complesso livello di costruzione che caratterizza gli atleti celebri e le personalità dello sport. Il suo metodo di lavoro consiste nell’appropriarsi di materiale già esistente, sottraendo il giocatore o lo sportivo, per poi elaborare l’immagine così ottenuta in video e fotografie. L’insistenza sul processo di sottrazione contraddice la centralità affidata al ruolo della figura umana nella storia della rappresentazione occidentale, ridotta invece a una sorta di “disturbo” nell’ambito della trasmissione digitale.
Compiendo un ulteriore operazione di sottrazione, cancella anche la dimensione spettacolare relativa all’evento citato e dispone invece le condizioni per una fruizione intima e quasi ipnotica dell’opera. I suoi video sono spesso montati a ciclo continuo e trasmessi da monitor di piccole dimensioni. Disponendo inoltre le condizioni del dialogo con il proprio pubblico, Pfeiffer disegna anche le staffe a muro che sostengono i monitor, ottenendo installazioni di forte presenza scultorea.
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Le opere di Paul Pfeiffer analizzano il complesso livello di costruzione che compone le immagini e i personaggi protagonisti dell’universo massmediatico. Il metodo di lavoro dell’artista consiste nell’appropriarsi di materiale già esistente, spesso brani di registrazioni televisive di eventi sportivi, ed elaborarlo digitalmente in modo da ridirezionare l’attenzione degli spettatori su un nuovo messaggio. Incontri di boxe, partite di baseball oppure di hockey su ghiaccio costituiscono parte del materiale scelto da Pfeiffer, in quanto modello esasperato di spettacolarizzazione costruita per il consumo di un amplissimo pubblico. Da tali registrazioni egli sottrae il giocatore o gli sportivi protagonisti e catalizzatori dell’evento e elabora l’immagine così ottenuta, trasmettendola su piccoli monitor, spesso montati con staffe a muro da lui stesso disegnate. L’insistenza su tale processo di sottrazione contraddice la centralità affidata al ruolo della figura umana nella storia della rappresentazione occidentale, mentre l’attenzione data agli eventi sportivi manifesta una riflessione sui miti collettivi, soprattutto quelli che dominano l’immaginario del pubblico televisivo negli Stati Uniti.
L’artista elabora i suoi video in modo da trasmetterli a ciclo continuo. Insieme al particolare apparato scultoreo che li accompagna, egli pone così le condizioni per instaurare un particolare dialogo con il proprio pubblico, disponendo le condizioni per una fruizione intima e quasi ipnotica dell’opera. [MB]
Elenco opere
Corner Piece (Opera d’angolo), 2002-2003
installazione video, DVD, colore, sonoro, a ciclo continuo, monitor, struttura in metallo, 60 x 60 x 100 cm
Deposito permanente Regione Piemonte
L’opera è costruita come una scultura che impone ai visitatori un incontro a distanza ravvicinata con l’immagine trasmessa da un monitor di piccole dimensioni. Montato su tre staffe a muro, esso presenta un video, elaborazione digitale di alcuni frammenti di un incontro di boxe, in particolare i momenti tra i combattimenti durante i quali l’atleta viene medicato. Come nella maggior parte delle sue opere, anche in questo caso l’artista sottrae l’immagine del protagonista, esponendo così la sua natura di personaggio fabbricato ad uso e consumo del pubblico televisivo.