Simon Starling

Le opere di Simon Starling indagano il concetto di valore e la sua possibile attribuzione tanto ad un oggetto quanto a un’opera d’arte, attraverso l’esame dei parametri e dei procedimenti che, portando un oggetto comune a divenire un “oggetto d’arte”, ne decretano il cambiamento di valore.
Con uno sguardo rivolto al Modernismo, soprattutto nell’ambito del design, e il piacere nel riscoprire l’importanza del manufatto artistico, Starling realizza opere che trasformano oggetti esistenti in qualcosa di nuovo e soggetto alle regole di un nuovo mercato. Attraverso un procedimento che potremmo definire inverso a quello che portava Marcel Duchamp a prendere un comune scolabottiglie per farlo diventare un’opera d’arte, Starling utilizza elementi che hanno già un valore acquisito, come oggetti di design, per rielaborarli completamente convertendoli in qualcosa di differente; in questo modo l’alluminio ricavato da una sedia del designer inglese Charles Eames diventa una bicicletta, mentre il metallo di una delle sedie di Jorge Pensi si trasforma in una serie di lattine di birra.
Il campo di indagine è sempre l’oggetto e i processi che sono dietro la sua produzione, mentre la sua trasformazione è legata al luogo di realizzazione dello stesso o alla sede espositiva nella quale l’artista è chiamato a lavorare, quasi a seguire una sorta di geopolitica dell’oggetto che lo porta verso continue e nuove migrazioni.
L’opera in collezione By night the Swiss buy cheap-rate electricity from their neighbours whichthey use to pump water into holding reservoirs. By day they use the storedwater to generate hydroelectric power which they then sell back to their neighbours at peak-rate prices (after Christopher Williams / After Jean-Luc Godard) (Di notte gli svizzeri comprano dai loro vicini elettricità a tariffa ridotta, che usano per pompare acqua nei bacini di contenimento. Di giorno usano l’acqua accumulata per produrre energia idroelettrica, che poi rivendono ai vicini alle massime tariffe. – da Christopher Williams / After Jean-Luc Godard), nasce in occasione della mostra personale al Kunstmuseum di Basilea nel 2005 e prende spunto da una serie di fotografie del 1993 di Christopher Williams della “Grande Dixence”, la diga svizzera dove Jean-Luc Godard aveva girato Opération Bèton (Operazione cemento), 1954. Ripercorrendo il pellegrinaggio di Williams invece che nel luogo da lui visitato, attraverso le sue immagini, Starling ha rintracciato le fotografie in diverse collezioni europee. Le ha quindi rifotografate, per poi presentarle in mostra con un titolo che descrive invece di come la Svizzera guadagni dalla rivendita di energia. In effetti l’opera si basa su uno stratagemma che la Svizzera compie comprando di notte, dai paesi vicini ad un costo inferiore, dell’energia elettrica che viene utilizzata per pompare acqua nei bacini della diga, generando energia idroelettrica poi rivenduta di giorno ad un prezzo maggiorato alle stesse nazioni confinanti. Prendendo spunto da questo piccolo escamotage, l’artista compie un’azione analoga che lo porta, attraverso l’appropriazione delle fotografie di Williams, ad acquisire un valore già consolidato, che lui stesso aumenta stampando le stesse immagini al platino invece che ai sali d’argento, un procedimento molto più costoso di quello adottato in origine. In questo modo, al valore “artistico” delle fotografie acquisite, Starling aggiunge il valore materiale del mezzo utilizzato, infondendo nuovi significati alle opere di Williams ed aggiungendo un’ulteriore tappa nel percorso evocativo dell’oggetto. Un percorso all’interno del quale la diga svizzera, non è più soltanto un sistema economico di sostentamento, ma diventa un oggetto studiato attraverso gli occhi dell’osservatore che, grazie all’opera di Starling recepisce anche lo sguardo di Williams e Godard.

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