Sophie Calle
Le prime azioni artistiche di Sophie Calle si situano agli inizi degli anni Ottanta. Il suo particolare lavoro suscita reazioni contrastanti anche fra la critica d’arte per l’apparente narcisismo, il gusto per le trasgressioni e una sostanziale ambiguità che fa sì che la sua opera sfugga a ogni classificazione. Il suo lavoro si caratterizza infatti per un approccio solitario nel panorama artistico contemporaneo: esso prende corpo proprio attorno ai concetti di vuoto, di assenza, di sparizione, ma non rientra nelle categorie dell’Arte concettuale propriamente detta – tanto il suo lavoro si carica (quasi impudicamente) di vissuto intimo e personale.
Il gusto, anzi, per una componente casuale e occasionale entra sempre in conflitto con i sistemi altamente formalizzati dei suoi lavori: Calle utilizza i mezzi, soprattutto quello fotografico, con il distacco di una dilettante, ma con l’acutezza di un vero esperto. Attraverso forme diverse di ricerca personale, reinterroga i termini e i parametri del pubblico nei confronti del privato e del gioco di ruoli. Nei suoi molti progetti Calle si è calata in una disamina approfondita del voyeurismo, del senso di intimità e dell’identità.
Investigando, documentando o ricostruendo la vita di ignari sconosciuti, l’artista manipola situazioni e individui, adottando anche identità diverse per specifici periodi di tempo.
Le documentazioni di tali ricerche, le prove risultanti, sono presentate come fotografie, installazioni basate su foto e testi, veri e propri libri narrativi.
Double-Blind (Doppio cieco) nasce agli inizi degli anni Novanta con un interesse specifico rivolto alla natura del desiderio, alla documentazione di una situazione effimera e unica nel suo genere (quasi una scommessa personale), nonché all’esplorazione delle modalità produttive abitualmente considerate nel realizzare un film. E una sorta di road movie incentrato però maggiormente su slittamenti e turbamenti inferiori. [FB]
Elenco opere
Double-Blind (No Sex Last Night) (Doppio cieco – Niente sesso ieri sera), 1992
in collaborazione con Gregory Shephard
video, colore, sonoro, 75’58”
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Primo lavoro video narrativo e di ampie dimensioni, nasce dalla collaborazione a quattro mani fra l’artista francese Sophie Calle e, all’epoca, il suo collaboratore e partner Gregory Shephard in un autentico tour de force di impietosa autoanalisi. Provvisti di videocamere portatili, Calle e Shephard viaggiano per gli Stai Uniti, verso l’Ovest, in una Cadillac convertibile, alla volta di nuove esperienze e per documentare la vicenda reale del loro incontro, del viaggio programmato e della loro relazione. Ognuno registra e narra un suo diario personale, ovviamente presentando versioni radicalmente differenti della maggior parte dei fatti. In una sorta di crescendo emotivo, la coppia documenta le varie fasi di un viaggio che è soprattutto un’esplorazione nelle relazioni fra le loro personalità, le loro sessualità e il loro desiderio.