Thomas Demand
Il continuo slittamento tra realtà e finzione è alla base delle opere di Thomas Demand, ambigui schermi posti al confine tra l’astrazione e il dettaglio, la concretezza formale e l’illusione bidimensionale. Ogni opera manifesta la consapevolezza dell’autore che le contraddizioni siano un fertile terreno e che molteplici livelli interpretativi possano coesistere in quanto manifestazioni della ricchezza semiologica di ciascun testo visivo. L’artista si ispira a immagini trovate, mescolando ricordi legati al proprio vissuto, alla storia recente o all’immaginario collettivo. Tali luoghi della memoria vengono tradotti in modellini di carta e cartoncino realizzati nel suo studio a Berlino. Eseguiti con precisione maniacale e lievi deformazioni pensate in funzione dell’obiettivo fotografico, tali modellini scultorei vengono poi fotografati e l’immagine che ne deriva è l’opera che Demand presenta al pubblico. In alcuni casi, la scultura diventa invece un film, solitamente girato su pellicola a 35 mm.
Intenzionato a sviluppare nuove metodologie di lavoro, l’artista ha deciso di impiegare la tecnologia digitale per favorire una più precisa realizzazione delle proprie opere. Per segnalare tale importante passaggio, ha trovato un soggetto adeguato nella complessa immagine di una grotta definita da miriadi di stalattiti e stalagmiti. In particolare, Demand ha impiegato quale fonte primaria una cartolina commerciale che illustra una grotta di Maiorca. Al tempo stesso, ha approfondito la propria ricerca sul soggetto, raccogliendo numerose altre cartoline e materiali dedicati alle grotte, la prima tipologia di abitazione conosciuta dagli esseri umani. Preceduta da un modellino in cartone grigio, articolato in circa 900.000 parti misurate e tagliate con l’ausilio del computer, l’opera risultante è Grotto (Grotta), 2006. La fotografia cattura e imprigiona l’occhio attraverso la meticolosa descrizione delle complessità architettoniche prodotte dalla natura in base a processi che si svolgono lungo l’arco di millenni. Tuttavia, forse proprio grazie all’estrema precisione e abbondanza di dettagli, il luogo rappresentato trascende ogni precisa collocazione geografica per caricarsi invece di valenze filosofiche legate alla ricerca del significato e della verità.
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