Tracey Moffatt
Dopo studi in cinematografia e esperienze professionali nella realizzazione di documentari, Tracey Moffatt dimostra un forte interesse per una rilettura del potere evocativo delle immagini, non quelle apparentemente “naturali” bensì quelle ricostruite in relazione a precisi modelli del passato. Il suo lavoro si caratterizza per un’originale riappropriazione delle convenzioni cinematografiche narrative. Affiancando una ricca produzione di fotografia, raffinatamente messa in scena, a opere filmiche e video, il lavoro di Moffatt si distingue per un articolato e complesso intreccio fra memorie soggettive ed elementi tratti da uno specifico contesto sociale, geografico e culturale: l’Australia. Tale sensibilità è sempre filtrata da una conoscenza legata al mondo e alla storia del cinema e alla fotografia a partire dal XIX secolo. Lontana dalle tradizionali distinzioni fra fotogiornalismo, documentario e messa in scena teatralizzata, Moffatt ha elaborato una ricerca che tenta di ricomporre sensazioni e sentimenti frammentari in un sogno più vasto ed elaborato. Elementi culturali compositi provenienti da allegorie fataliste religiose o mitologiche, fino al senso dell’inaspettato dato dall’incontro con il contemporaneo e la cultura indigena, sono alla base della sua multiforme esperienza artistica. Dopo un esordio avvenuto nella seconda metà degli anni Ottanta, arriva al cinema professionale nel 1993 con Bedevil (Letto maligno), un film a episodi girato in 35mm con un ampio cast, grazie al quale raggiunge il suo culmine espressivo. [F.B.]
Elenco opere
Heaven (Paradiso), 1987 video, colore, sonoro, 28′ Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Elaborato a partire da una serie di riprese registrate dall’artista vicino a spiagge, il video presenta una serie di brevi interviste a surfisti di ritorno dalla loro attività. Il tono generale del video, documentaristico nell’atmosfera, nell’immediatezza delle immagini e dei suoni registrati, è di una sofisticata, ironica e provocatoria “messa a nudo”, sollecitata e strappata agli atletici sportivi. Il gioco di rapporto fra i sessi e i loro ruoli, l’implicito voyeurismo, e la linea sottile posta fra segreta ammirazione e invadenza contraddistinguono questo video.