Vettor Pisani

Vettor Pisani definisce la propria opera «un teatro filosofico e conoscitivo della storia moderna dell’Europa». Secondo l’artista, l’arte consente di esperire la complessità del reale che diversamente si presenta come pura immagine di superficie. Strumento di conoscenza, l’arte permette di raggiungere un sapere che non è mai univoco ma, come caratteristico dell’esperienza della modernità, è frammentato e molteplice.
Il lavoro dell’artista non può avere pertanto né unità né coerenza ma, basato sull’idea di metamorfosi, nasce invece dalla «divagazione», intesa quale erranza che produce un continuo spostamento del senso. Attirato dal linguaggio dei simboli, Pisani attinge alla storia dell’arte e della cultura, incrociando nelle sue opere complessi richiami all’esoterismo, alla scienza alchemica, alla simbologia dei Rosacroce e alla massoneria. L’artista ha lavorato nel campo delle azioni performative e dell’installazione e ha dato vita a un grande progetto a Serre di Rapolano presso Siena, dove ha riconosciuto in una cava di pietra abbandonata il luogo e i simboli del suo universo artistico.
Sdrammatizzando la propria figura, l’artista si definisce «un creatore e decifratore di rebus». L’installazione Virginia Art Theatrum, 1997-1999, concepita per il Castello di Rivoli, contiene molti elementi simbolici ricorrenti nelle sue opere, complicati in ulteriori riferimenti. Al centro della sala è un pianoforte a mezzacoda, la cui geometria allude alla forma del triangolo. La stessa forma geometrica, ricca di implicazioni simboliche, che alludono sia all’umano sia al divino, è rintracciabile anche nella piccola piramide rovesciata appesa a un muro.
Accovacciato ai piedi del piano è il calco di un gatto, animale nel quale l’artista vede, in un’ulteriore citazione egizia, l’immagine della Sfinge. Elementi dell’installazione rimandano alla figura del filosofo Ludwig Wittgenstein, visto dall’artista come un mistico alla ricerca della semplicità dell’evidenza, pur nella consapevolezza della sua irraggiungibilità. Avendo rintracciato nella biografia di Wittgenstein il momento in cui egli si dedicò con zelo pressoché maniacale alla progettazione della casa per la sorella Margarete a Vienna, Pisani inserisce nel pianoforte il modellino di tale casa, che fu costruita sotto attentissima supervisione del filosofo, divenendo specchio della sua stessa personalità. Ai piedi del pianoforte è posato il calco di una mano. Esso è un ulteriore riferimento alla vicenda biografica di Wittgenstein, il cui fratello era un abile pianista che perse una mano durante la prima guerra mondiale. Per lui Maurice Ravel compose infatti il Concerto per pianoforte per la mano sinistra, il cui fraseggio monocorde potrebbe potenzialmente librarsi dal pianoforte installato nel museo. Quale elemento ordinatore, la mano presente nell’installazione viene anche associata al tema della nascita e della creazione, in opposizione al tema della verginità indicato nella scritta a muro «Virginia Art Theatrum. La Vergine ha l’utero infantile».

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