Yvonne Rainer

Danzatrice, coreografa, performer, filmmaker e teorica: non sono pochi i ruoli che ha rivestito Yvonne Rainer, figura chiave nella storia dell’avanguardia di New York, per l’importanza sia dei suoi scritti sia della sua pratica artistica. Dopo gli iniziali studi di recitazione a San Francisco, decide di trasferirsi a New York dove segue dapprima i corsi della scuola di danza di Martha Graham e poi quelli di Merce Cunningham. Con un gruppo, piuttosto informale, di danzatori e performer fonda il Judson Dance Theater, che diventerà ben presto uno degli epicentri della scena sperimentale di New York. Crea le sue prime coreografie nel 1961 e realizza i primi film tra il 1966 e il 1967, definendoli poi “esercizi coreografici filmati”. Dagli anni Settanta realizza lungometraggi e nella sua carriera ha complessivamente prodotto dodici film, includendo anche i primi cortometraggi muti nati per alcune performance multimediali. L’interessante caso rappresentato dalla sua transizione dalla danza al cinema sperimentale trova un antecedente storico nelle figure di alcuni cineasti sperimentali americani degli anni Quaranta e Cinquanta, che si erano dedicati alle analogie fra la danza e il cinema come forme artistiche “cinetiche” per eccellenza. I riferimenti cinematografici hanno una presenza definita nel suo lavoro coreografico, che si evidenzia nell’uso di proiezioni e, successivamente, di citazioni filmiche. Danza e cinema si trovano profondamente legate grazie all’intenso sforzo critico sviluppato nei confronti delle convenzioni delle rispettive discipline e tramite la radicale messa in crisi del ruolo stesso della performance. L’importanza della performance è elemento centrale in ogni aspetto dell’attività di Rainer: in tutti i suoi film ne è parte essenziale e motivo caratterizzante.
I punti di svolta realizzati nel suo lavoro sperimentale coreografico la spingeranno a voler uscire dalla sfera della danza contemporanea, considerata elitaria e autoreferenziale, nel desiderio di descrivere personaggi e relazioni sociali e personali. Questo interesse verso la vita emotiva può leggersi anche come reazione nei confronti della nuova tradizione minimalista e di Cage che comunque aveva marcato la sua attività coreografica degli anni Sessanta. [F.B.]

Elenco opere

Five Easy Pieces (Cinque pezzi facili), 1966
riversato da film 16mm, bianco e nero, muto, 48′
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Hand Movie (Film mano)
riversato da film 16mm, bianco e nero, muto, 5’
Primo piano di una mano, le cui dita rappresentano una danza sensuale.
Volleyball (Pallavolo)
riversato da film 16mm, bianco e nero, muto, 10’
Un pallone da pallavolo entra nell’immagine e si arresta. Due gambe in scarpe da ginnastica, viste dalle ginocchia in giù, entrano nell’inquadratura e si fermano. Con un nuovo punto di vista, si ripetono le medesime azioni.
Rhode Island Red (Rosso Rhode Island)
riversato da film 16mm, bianco e nero, muto, 10’
Dieci minuti ripresi in un enorme allevamento di polli.
Trio Film
riversato da film 16mm, bianco e nero, muto, 13’
Un uomo e una donna, nudi, interagiscono fra loro utilizzando un grande pallone in un ampio spazio bianco.
Line (Linea)
riversato da film 16mm, bianco e nero, muto, 10’
Una donna bionda, in pantaloni e maglietta bianchi, interagisce con un oggetto rotondo mobile e con la cinepresa.

Trio A, 1978
riversato da film 16mm, bianco e nero, sonoro, 10’30”
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Nata nel 1965, questa composizione coreografica consiste inizialmente di una sequenza di movimenti di cinque minuti dapprima presentata come parte dell’evento The Mind is a Muscle, Part I (La mente è un muscolo, prima parte) alla Judson Church, nel gennaio del 1966. All’epoca fu interpretata da Yvonne Rainer, David Gordon e Steve Paxton, “simultaneamente ma non all’unisono”. Nel 1978, cinque anni dopo che aveva smesso di interpretarla, Rainer la riesegue presso lo studio di Merce Cunningham per una ripresa in filmato 16mm.

After Many a Summer Dies the Swan: Hybrid (Dopo molti, un’estate muore il cigno: ibrido), 2002
video, colore, sonoro, 31′
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
All’inizio del 2000, la Barišnikov Dance Foundation commissiona a Yvonne Rainer una danza di 35 minuti per il White Oak Dance Project. Il pezzo, intitolato After Many a Summer Dies the Swan (Dopo molti, un’estate muore il cigno: ibrido) dall’omonimo romanzo di Aldous Huxley del 1939 è dedicato a una storia legata a Hollywood. La coreografia contiene configurazioni di vari movimenti, frasi derivate dalle ultime esclamazioni sul letto di morte di personaggi più o meno famosi e materiali visivi e letterari dedicati alla Vienna di fine Ottocento per rafforzare il legame con il titolo. Il lavoro è sviluppato come elegiaca meditazione sulla caducità del tempo, arrivando a coinvolgere Michail Barišnikov, in quanto celeberrimo danzatore di balletto classico nonché direttore della compagnia White Oak.