Dallo studio di William Kentridge
Una mostra dedicata al lavoro di William Kentridge nel suo studio a Johannesburg, organizzata dal CRRI – Castello di Rivoli Research Institute
A cura di Andrea Viliani
4 febbraio – 28 marzo 2021
Dallo studio di William Kentridge è una mostra documentaria dedicata al lavoro in studio dell’artista sudafricano e al suo archivio privato. Organizzata dal CRRI – Centro di Ricerca del Castello di Rivoli, questa mostra approfondisce l’opera di William Kentridge (Johannesburg, 1955), tra gli artisti più importanti al mondo nell’ambito di un nuovo espressionismo oggi.
La mostra integra le rassegne personali e pubblicazioni che il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea ha dedicato negli anni all’artista sudafricano fra cui, nel 2004, la retrospettiva William Kentridge – tour a Düsseldorf, Sydney, Montreal e Johannesburg – e William Kentridge. Respirare, in corso alla Chiesa di San Domenico, Alba e organizzata in collaborazione con la Fondazione CRC di Cuneo.
La ricerca di Kentridge ha le sue radici a Johannesburg, Sudafrica, dove l’artista è nato nel 1955 e dove continua a vivere e a creare la maggior parte delle sue opere. Nel 1976 si laurea in Politica e Studi Africani alla University of the Witwatersrand. Negli anni Novanta raggiunge il riconoscimento internazionale grazie ai suoi cortometraggi animati e ai disegni a carboncino su carta, basati sulla pratica della cancellatura, che li generano. Attivo anche nel campo del teatro, in un primo tempo come scenografo e attore e successivamente in qualità di regista, a partire dal 1992 ha collaborato con la Handspring Puppet Company creando opere multimediali in cui fa ricorso a marionette, attori e animazione.
I suoi disegni, film riversati su video, sculture, installazioni e regie teatrali non delineano una costruzione di pensiero chiusa, ma un percorso inesausto in cui l’artista esplora la relazione fra desiderio, memoria e responsabilità etica e il modo in cui la coscienza si forma attraverso il mutarsi delle nostre concezioni della Storia, esperita come costruzione critica e negoziale, al contempo plurale e personale. Kentridge rielabora nelle sue opere in divenire, che mutano costantemente, le sanguinose tensioni che hanno caratterizzato gli anni dell’apartheid in Sudafrica e le contraddizioni che hanno successivamente contrassegnato il percorso di riconciliazione, così come dà voce all’ambiguità e alla complessità dei conflitti affioranti nella società contemporanea all’epoca della globalizzazione digitale. Profondamente connesso alle pratiche e alle sensibilità post-coloniali, Kentridge non persegue un progetto predefinito ma propone una visione della vita, della società e dell’arte intesi come processo di continuo cambiamento, piuttosto che come un mondo controllato di fatti. L’universo delle ombre che egli adopera implica una visione indiretta sul mondo e suggerisce come sia meglio servirsi di uno sguardo obliquo, fuori dal centro, piuttosto che ricercare l’assoluta verità in ogni circostanza.
Afferma il curatore della mostra Andrea Viliani, “È appunto nella pratica quotidiana del lavoro in studio– per l’artista spazio-tempo di sintesi, intima e collaborativa, delle esperienze esterne – che prendono forma, mutano e riprendono forma queste immagini, elegiache e insieme drammatiche, risultato di una rigorosa analisi delle fonti e dei riferimenti così come della loro continua permutazione”. In mostra sono esposti – provenienti dall’archivio dell’artista – gli strumenti quotidiani del lavoro di Kentridge, per la prima volta svelato e condiviso con il pubblico: una scatola con i gessetti, i carboncini e i lembi di tessuto con cui l’artista realizza i suoi disegni; fotografie di riferimento utilizzate per mettere a punto le pose, gli atteggiamenti e le azioni dei suoi personaggi o gli sfondi dei luoghi in cui sono ambientate le sue storie; schizzi, appunti e collage poi ripresi nei film di animazione; e, infine, una porzione di quel materiale prodotto ogni giorno in studio attivando e interpretando una tecnica che – fra concentrazione e dispersione – si basa proprio sulla cancellatura, sul ritaglio, sullo scarto, sulla trasformazione e il confronto fra i materiali e i punti di vista.
La mostra, curata da Andrea Viliani con l’assistenza curatoriale di Giulia De Giorgi, è organizzata dal CRRI, a partire dagli archivi dello Studio William Kentridge, che si ringrazia per la preziosa e amichevole collaborazione.
Biografia
William Kentridge è nato a Johannesburg nel 1955. Nel 1976 si è laureato presso l’Università del Witwatersrand, specializzandosi in scienze politiche e studi africani. Dal 1976 al 1978 ha studiato presso la Johannesburg Art Foundation, dove ha poi insegnato incisione per due anni. Ha ottenuto vari riconoscimenti internazionali per i suoi film brevi animati, e per i disegni a carboncino che realizza per la produzione dei film. I disegni sono realizzati sovrapponendo strati successivi di materia in parte asportato con progressive cancellature. Kentridge si è interessato al teatro per molti anni, all’inizio come disegnatore e attore, e più recentemente come regista. A partire dal 1992 ha lavorato in collaborazione con la Handspring Puppet Company, creando spettacoli multimediali in cui coinvolge attori reali, marionette e animazione. Anche se nel corso di tutta la sua carriera ha operato nei settori del film, del disegno e del teatro, tuttavia la sua attività principale rimane il disegno, tanto da fargli concepire il lavoro teatrale e cinematografico come un suo vero e proprio ampliamento. Kentridge ha presentato i suoi lavori in occasione de La Biennale di Venezia nel 1993, 1999, 2005 e 2015. Dopo la partecipazione a Documenta X a Kassel nel 1997, mostre personali a lui dedicate sono state organizzate presso il Palais des Beaux-Arts a Bruxelles nel 1998, il Museum of Modern Art a New York e il MOCA di San Diego. Negli anni 1998 e 1999, la mostra tenutasi a Bruxelles presso il Palais des Beaux-Arts ha viaggiato per essere presentata presso Serpentine Gallery di Londra e MACBA di Barcellona. In quell’occasione è stata pubblicata la prima monografia sul lavoro di Kentridge a cura di Carolyn Christov-Bakargiev. Nel 1999 gli è stata conferita la Carnegie Medal presso la Carnegie 1999/2000. Nel 2002, dopo la partecipazione a Documenta XI, una mostra che si articolava intorno a una selezione delle opere dell’artista è stata esposta presso il Museo Hirschhorn di Washington, D.C., il New Museum di New York, il Museo Museum of Contemporary Art di Chicago, oltre che a Houston, Los Angeles e Cape Town. Nel 2004, il Castello di Rivoli presenta la prima importante mostra personale pubblica in Italia di Kentridge, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, successivamente presentata anche al Kunstmuseum K20 di Düsseldorf, al MCA Museum of Contemporary Art di Sydney, al Museo di Arte Contemporanea di Montreal, e alla Art Gallery di Johannesburg. Nel 2012, in occasione di dOCUMENTA (13) a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, Kentridge presenta una nuova commissione dal titolo The Refusal of Time. Successivamente la mostra itinerante dal titolo Fortuna è stata presentata in diverse istituzioni in America Latina dal 2012-2015. Nel 2016, la sua installazione di 500 metri dal titolo Triumphs and Laments è stata presentata lungo le rive del fiume Tevere a Roma. Note Towards a Model Opera è stata presentata presso il Centro Ullens di Pechino, in Cina nel 2015 e presso il Museo nazionale di arte moderna e contemporanea di Seoul nel 2016. Tra le mostre più recenti si ricordano A Poem that is not Our Own presso Kunstmuseum Basel; la mostra itinerante presentata presso Whitechapel Gallery di Londra, Louisiana Museum di Humlebaek, Danimarca, e Museum der Moderne di Salisburgo nel 2017. Sempre nel 2017, per la cura del Castello di Rivoli, Kentridge realizza a Torino la grande installazione The Procession of Reparationists nel cortile delle OGR, prodotta dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. Nel 2019 si è tenuta la più ampia mostra personale dell’artista in Sudafrica dal titolo Why Should I Hesitate: Putting Drawings To Work presso Zeitz MOCAA di Cape Town.
Programma attività del CRRI
Organizzata dal CRRI – Castello di Rivoli Research Institute e curata da Andrea Viliani con Giulia De Giorgi, Dallo studio di William Kentridge costituisce, dopo le mostre Ottobre 1968. “arte povera più azioni povere” agli Arsenali di Amalfi, Harald Szeemann: Museo delle ossessioni e Dena Archives, il quarto appuntamento dell’attività espositiva del CRRI. Creato all’interno del Museo quale estensione della sua Biblioteca, il CRRI è un dipartimento volto alla ricerca, raccolta e valorizzazione dei materiali d’archivio di artisti, curatori, critici, galleristi e collezionisti attivi tra gli anni sessanta e i giorni nostri. Gli archivi raccolti e catalogati diventano così non solo materiale di studio e di ricerca da parte di studiosi italiani e internazionali, ma anche materia viva aperta all’utilizzo creativo e interdisciplinare. Il CRRI si adopera inoltre nella formazione di figure professionali, come dimostrano i suoi workshop, tra cui quello per la formazione di archivisti d’arte contemporanea tenutosi nel 2017, quelli per registrar e per esperti in studi sulla provenienza di opere d’arte, tenutisi rispettivamente nel 2018 e nel 2019, e quello per esperti nella redazione di cataloghi generali tenutosi nel 2020, in collaborazione con il Family Office Tosetti Value.
Le attività del CRRI sono sostenute dalla Regione Piemonte e dalla Compagnia di San Paolo.