Alice Guareschi

18 settembre 2009 - 31 dicembre 2009

a cura di Marcella Beccaria
Borsa per Giovani Artisti Italiani degli Amici Sostenitori del Castello di Rivoli. Edizione 2008
dal 18 settembre 2009
Castello di Rivoli, sala 38 ore 13.00

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta in anteprima l’opera di Alice Guareschi, vincitrice dell’ultima edizione della Borsa. Il lavoro, scaturito dal progetto vincitore dell’ultima edizione della Borsa per Giovani Artisti Italiani, è allestito nella sala 38 al terzo piano del Castello.
L’opera video della giovane artista emiliana (Parma, 1976, vive e lavora a Milano) è strutturata in quattro capitoli, a partire da altrettanti luoghi geografici associati a colori fondamentali: il Mar Bianco, il Mar Giallo, il Mar Rosso e il Mar Nero. La realizzazione dell’opera ha previsto un viaggio attraverso scenari profondamente diversi. Per ciascuno dei colori-mari l’artista ha scelto un luogo di lavoro: la Russia per il Mar Bianco, la Cina per il Mar Giallo, l’Eritrea per il Mar Rosso, e la Turchia per il Mar Nero. Il racconto di viaggio di Guareschi, pensato come un paesaggio continuo, indaga questioni fondamentali quali l’esperienza diretta e la memoria, lo spazio e la rappresentazione dei luoghi, la dimensione del viaggio e la ricerca di sintesi attraverso il racconto.

In occasione della presentazione verrà annunciato il vincitore dell’edizione 2009 della Borsa per Giovani Artisti Italiani. La selezione comprende gli artisti Giorgio Andreotta Calò, Ettore Favini e Massimo Grimaldi. Le precedenti edizioni della Borsa degli Amici Sostenitori sono state vinte da Grazia Toderi (2001), Alessandra Tesi (2002), Margherita Manzelli (2003), Lara Favaretto (2004), Gianni Caravaggio (2005) e Christian Frosi (2007). La presentazione avviene in concomitanza con in il convegno internazionale d documenta – a conference towards documenta 13.

Nel 1959 fonda il Gruppo T con Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele De Vecchi, ai quali si aggiungerà anche Grazia Varisco. Il gruppo propone un’arte il cui obiettivo è di abolire ogni frontiera statica tra pittura, scultura e architettura mediante un’attenzione alla dimensione temporale e la realizzazione di spazi mobili e partecipativi. Colombo approfondisce alcune tematiche comuni agli altri esponenti del gruppo realizzando dei veri e propri oggetti cinetici il cui obiettivo è instaurare un rapporto diretto con lo spettatore, chiamato ad attivare, anche manualmente, i meccanismi che costituiscono le opere.
L’interesse per lo spazio architettonico e per i suoi elementi costruttivi primari conduce l’artista a sperimentare nuove strutture percettive fino a arrivare al suo primo ambiente Strutturazione cinevisuale abitabile (1964), ricostruito in occasione di questa mostra. Sono presenti anche altri importanti ambienti storici: After-Structures (1966) e Zoom Squares (Quadrati deformati) (1970), caratterizzati da movimenti di luce, e il noto Spazio elastico – grazie al quale Colombo vince il Primo Premio alla Biennale di Venezia del 1968 – al cui interno il movimento degli elastici visto attraverso la luce di Wood crea sorprendenti effetti di disorientamento spaziale nel pubblico.
Durante gli anni Settanta e Ottanta Colombo realizza spazi praticabili più complessi in cui, rispetto al passato, manca l’elemento elettronico. Nascono così le Bariestesie (1974-75) e le Topoestesie (1975-77), strutture elementari caratterizzate dall’uso di piani inclinati, archi, scale, colonne, assi e cilindri deformati, in cui la condizione di transito del visitatore è componente essenziale dell’opera.

Un forte interesse per le tecniche e i materiali di derivazione industriale – che Colombo condivide con il fratello designer Joe Colombo – si affianca a un’attenzione verso le dinamiche percettive in particolare tattili. Le opere realizzate prevedono un coinvolgimento attivo e diretto da parte dello spettatore che viene invitato a manipolarle in modo da creare una relazione sensoriale totale e un’esperienza quasi notturna,
sospesa tra ordinarietà e sogno.