Arte Povera in collezione

06 dicembre 2000 - 25 marzo 2001

A cura di Ida Gianelli, Marcella Beccaria, Giorgio Verzotti

 

L’Arte Povera, sviluppatasi nella seconda metà degli anni Sessanta contemporaneamente ad analoghe tendenze internazionali come l’Arte Processuale e l’Arte Concettuale, ha proposto un’operatività artistica che, mettendo in relazione i vari linguaggi e ponendo al centro lo “svolgersi asistematico del vivere”, affermava radicalmente l’esigenza di riferirsi a elementi primari e materiali non tradizionali che esprimessero direttamente l’energia naturale e del pensiero.

Con “Arte Povera in Collezione” si inaugura il “Progetto per l’Arte Moderna e Contemporanea” promosso, nell’ambito delle sue attività istituzionali di promozione e tutela, dalla Fondazione CRT per valorizzare il sistema dell’arte moderna e contemporanea in Piemonte e sostenere le sinergie e il ruolo internazionale del polo museale torinese, attraverso l’acquisizione di nuclei di opere storiche per le collezioni del Castello di Rivoli e della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. L’acquisizione, in occasione della mostra, di opere di Arte Povera dal 1967 al 1971 appartenenti alla collezione di Margherita Stein ha permesso di presentare una visione completa della genesi di questa poetica e, affiancando questo nucleo a opere già appartenenti alle collezioni permanenti dei due musei, di documentarne gli esiti più recenti attraverso i singoli percorsi dei suoi protagonisti.

In mostra le opere di Giovanni Anselmo e di Gilberto Zorio, in cui processi quali l’ossidazione o la forza gravitazionale assumono concretezza fisica, sono accostati alle opere di Alighiero Boetti, oggetti che interpretano in modo ludico la complessità dei processi mentali e conoscitivi, di Michelangelo Pistoletto, in cui l’artista traduce il principio stesso della “riflessione” attraverso l’uso delle superfici speculari, e di Giulio Paolini, sollecitazioni rivolte allo spettatore a penetrare il senso stesso dei processi della visione e della creazione artistica.

Se nelle opere di Luciano Fabro la concretezza del fare si propone come esperienza del mondo attraverso la ricerca sulla forma, sul colore, sui materiali, e sui riferimenti rielaborati dall’artista, quelle di Pier Paolo Calzolari esplorano invece l’esperienza del sublime attraverso l’uso di materiali malleabili che incarnano rimandi simbolici e allegorici. Nei suoi alberi, e nelle installazioni in cui ricorre a elementi quali patate o foglie di lauro, Giuseppe Penone esprime la misteriosa adesione del sé al tutto, la possibile armonia tra la creazione dell’artista e la creazione naturale, armonia che diviene riflessione poetica sulla drammatica scissione fra individuo e storia, personale e collettivo

in Jannis Kounellis. Il lirismo quotidiano dei ritratti e dei ricami metallici di Marisa Merz,  espressione di una dimensione per lo più privata, si apre a indicare istanti di poesia universale, quell’accordo visionario tra microcosmo e macrocosmo, tra individuo e universo che traspare anche dagli igloo di Mario Merz.

Andrea Viliani