Dan Graham
29 aprile 2006 - 30 luglio 2006
Concetto, Corpo e Sogno
a cura di Carolyn Christov-Bakargiev
La rassegna Concetto, Corpo e Sogno presenta cinque mostre che si inaugurano in successione durante la primavera e l’estate 2006, personali dedicate ad artisti dell’arte concettuale. Ogni mostra è caratterizzata dalla presenza di opere storiche e di progetti recenti o inediti ed è accompagnata da un colloquio con ognuno degli artisti. Grazie al sostegno della Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea, molte delle opere presentate sono entrate a far parte della collezione permanente del museo.
Reagendo all’eccesso di immagini e di prodotti nella nuova cultura del consumo, gli artisti concettuali dalla metà degli anni Sessanta hanno smaterializzato la scultura e la pittura tradizionali, inaugurando altre possibilità artistiche: l’arte poteva essere da allora in poi un’elaborazione teorica, un processo, una situazione, un evento, o perfino un gruppo di persone che agisce all’unisono.
Tra i concettuali Dan Graham (Urbana, Illinois, 1942) è uno dei più eclettici e aperti.
Alla metà degli anni Sessanta Graham inizia il suo percorso artistico con una serie di operazioni che sperimentano i limiti del sistema dell’arte e il rapporto tra spazio privato e spazio pubblico. L’artista ha gestito una galleria, ha pubblicato articoli sull’architettura come opera d’arte, ha creato performance filmiche e ha sviluppato un ponte tra l’arte e l’architettura. Interessandosi alla percezione dell’esperienza e alle sottili e costanti mutazioni della coscienza che l’accompagnano, nei suoi primi film ha indagato l’esperienza del vedere (e del filmare) in una serie di opere filmiche performative presentate nella Sala 36 al terzo piano del Castello.
In questi primi film, Graham non riprende soggetti, bensì sperimenta la percezione in senso lato indagando situazioni nelle quali le facoltà naturali del corpo sono innalzate o amplificate dall’obiettivo della telecamera. Il corpo e la cinepresa sono un’unica macchina che si muove, percepisce, vede. Nelle opere risultanti, tutte realizzate tra il 1969 e il 1974, si riesce a vedere se stessi nell’atto del vedere. In alcune di queste opere, per esempio Roll (Rotolare, 1970) o Helix / Spiral (Elica / Spirale, 1973), sono due le cineprese in azione, una che riprende dall’ ‘esterno’ e l’altra dall’ ‘interno’.