David Salle

A cura di Dorinne Mignon

 

Nei dipinti di David Salle (Nordman, Idaho, 1952) lo sperimentalismo autoreferenziale sul linguaggio dell’arte, che aveva caratterizzato le ricerche concettuali degli anni Sessanta e Settanta, si converte in uno sperimentalismo sulla lingua spuria, ibrida della comunicazione di massa, sullo scenario regolato dall’informazione pubblicitaria e modellato dall’immaginario dei media, in cui la

memoria personale viene contaminata dalle grandi narrazioni collettive e metropolitane.

Interpretando da un punto di vista squisitamente americano le istanze dell’arte internazionale all’inizio degli anni Ottanta, segnati da un ritorno alla figurazione e da una rivalutazione del punto

di vista soggettivo, Salle opera un’immersione emotiva nel caos sensibile della contemporaneità. Come dimostrato dalla completezza dell’ampia selezione delle opere in mostra, la sua pittura si

apre, da un punto di vista tecnico, alla coesistenza fra le diverse tecniche pittoriche, al casuale sovrapporsi degli elementi compositivi e all’integrazione di oggetti tridimensionali quotidiani per

tradurre questo attraversamento orizzontale del proprio vissuto, che non riscontra differenze di valore fra prelievi dalla cultura “alta”, dalla propria memoria colta, e il riferimento a fumetti,

cinema e fotografia. In questa scoperta di un’inedita libertà interiore, che esalta il ruolo attivo della libera associazione e le dinamiche dell’inconscio, Salle supera i limiti fisici imposti dal quadro, nella forma del dittico o del trittico o dei “dipinti arazzo”, per comunicare la possibile, esaltante  esperienza delle proprie emozioni soggettive nella vita di ogni giorno.

Andrea Viliani