Emilio Vedova

17 ottobre 1998 - 17 gennaio 1999

A cura di Ida Gianelli

 

La ricerca artistica di Emilio Vedova (Venezia, 1919-2006), dagli anni Trenta e dalla difesa dell‘Astrattismo, con l’adesione al “Fronte Nuovo per le Arti”, attraversa le sperimentazioni degli anni Cinquanta e Sessanta fino all’esplorazione etica e formale dell’urgenza emotiva del dipingere. Inoltre interpreta la tensione sulla quale si focalizza l’Arte Informale europea e l’Espressionismo Astratto americano.

Vedova fornisce alla reciproca tensione fra dimensione fisica del quadro e dimensione esistenziale, fra sfera dell‘opera e relazione col mondo al di là dell’opera, le chiavi di una compenetrazione inedita tra pittura, scultura, architettura e ambiente, da cui scaturiscono nuove ipotesi formali.

L’artista organizza la mostra negli ambienti del Castello di Rivoli come un percorso fortemente unitario, in cui a divenire principio di organizzazione è l’irregolarità stessa dei suoi elementi, a partire dalle superfici pittoriche, sovrapposte tra loro o appoggiate a elementi strutturali dell’edificio, in un continuum spaziale fra opera e sguardo dell’osservatore. L’adozione di strutture mobili il carattere avvolgente dei dipinti bifrontali e l’inclusione di oggetti tridimensionali

evocano una sospesa messa in scena teatrale. Il fecondo carattere “plurimo”, il precario ma costante equilibrio prospettico nella percezione e nell’esperienza delle opere e della mostra nel suo insieme suggerisce, nei toni spesso drammatici di un testimone della storia contemporanea, la trasformazione dello spazio espositivo che avrebbe caratterizzato la ridefinizione radicale della pittura da parte delle generazioni successive.

Andrea Viliani