Frank O. Gehry

a cura di Germano Celant

Per Frank O. Gehry, uno degli architetti che più ha contribuito nella seconda metà del XX secolo a ridefinire i parametri dell’architettura contemporanea, conducendo la decostruzione e la logica combinatoria dell’architettura postmoderna alla fluidità costruttiva dell’epoca digitale, l’architettura si identifica con l’attività che permette di dare concretezza alla dimensione del “possibile”. Negli edifici di Gehry si realizza l’ambizione di non interrompere il flusso dinamico della fase progettuale, trattenendone iperbolicamente l’energia e la libertà di sperimentazione nel cuore stesso della pratica costruttiva. Quelli di Gehry sono spazi progettuali ma abitabili che, pur confinando con l’installazione e la scultura, reclamano una relazione attiva con la realtà, domestica o urbana, in cui si inseriscono, modificandola.
Il centro della mostra è rappresentato da una struttura abitabile in forma di pesce lunga dodici metri progettata per il Gruppo Finaziario Tessile, sviluppo delle intuizioni già applicate dall’architetto a oggetti di piccole dimensioni, come lampade da tavolo in colorcore, e che sarebbero state compiutamente realizzate in edifici di poco successivi grazie all’uso del computer applicato alla ricerca statica su forme curvilinee a grande scala.
Con la sua forma archetipica e nelle sue proporzioni, a metà tra il progetto e l’edificio vero e proprio, la casa-pesce si inserisce nell’architettura preesistente del Castello come una struttura di mediazione fra forma, edificio e città e come un raccordo fra le necessità fisiche dell’architettura e il piacere illusionistico dell’arte.
Andrea Viliani