Giuseppe Penone

15 novembre 1991 - 09 febbraio 1992

A cura di Ida Gianelli, Giorgio Verzotti

Tutta la produzione artistica di Giuseppe Penone (Garessio, Cuneo, 1947) ha il segno dell’incontro con il mondo naturale nelle sue molteplici forme ed evoluzioni. Il lavoro dell’artista consiste in azioni svolte a contatto diretto con la natura, cercando una visualizzazione e una modifica dei processi

di crescita degli elementi naturali, in particolare degli alberi. Penone intende testimoniare come tra mondo umano e naturale vi siano una sintonia e una continuità primordiali. La natura per l’artista non è una forza da dominare ma un insieme di fenomeni e di momenti di trasformazione da analizzare nel loro divenire, per ricavarne regole sistematizzabili in linguaggio e in forma.

Le opere in mostra testimoniano l’intervento dell’artista nel ciclo vitale della natura, nel tentativo di ridefinire integralmente i linguaggi artistici e, di conseguenza, la cultura stessa. Il ciclo degli Alberi, dal 1969, volto a rivelare la presenza dell’albero originario in travi di legno intagliate, è inteso da Penone come una rappresentazione emblematica dell’idea di foresta. Le Patate, 1977, cumulo di tuberi dalle sembianze antropomorfe ottenute costringendo la crescita in forme e negativi, rivelano la forza primigenia della natura, incontrollabile da parte dell’uomo.

Altri lavori, come Palpebre, Soffi e Unghie, mostrano l’immersione dell’artista in paesaggi illimitati, come quello della mano e quello delle foglie secche, quello dell’unghia e quello della palpebra. Percorrendoli Penone ha evidenziato i loro sentieri e le loro vie, le loro distese e i loro percorsi, creando mappe che, una volta iniziate, possono continuare per secoli.

La sua visione artistica è altamente poetica e persegue un’unità, quella fra il mito della terra e lo spirito umano, che si fondono insieme e producono una memoria visiva omogenea.

Luigi Fassi