Janet Cardiff: le opere e le collaborazioni con George Bures Miller

21 maggio – 31 agosto 2003
a cura di Carolyn Chrtistov-Bakargiev
Questa mostra è la prima retrospettiva dedicata al lavoro dell’artista canadese Janet Cardiff (1957, Brussels, Ontario). Originariamente presentata al P.S.1 Contemporary Art Center/A MoMA Affiliate di New York nel 2001, la mostra include le collaborazioni dell’artista con il suo compagno George Bures Miller.
Nelle sue opere Cardiff esplora la natura tridimensionale del suono. Dà forma all’esperienza visiva attingendo anche ad altre forme di percezione per creare opere d’arte complesse che evocano la narrativa, il desiderio, l’intimità, l’amore, la perdita, la memoria e i meccanismi del nostro cervello. In queste opere interattive, gli spettatori toccano, ascoltano, odorano e spesso si muovono in un ambiente plasmato sia dalle percezioni effettive della realtà sia dagli interventi dell’artista, slittando costantemente fra realtà e finzione e rivelando i modi in cui la tecnologia altera la nostra coscienza. Nella sua arte poetica, fatta di narrazioni frammentate e ambigue, risuona anche l’universo del cinema, del teatro e dello spettacolo in generale.
La mostra viene presentata nelle sale al terzo piano del Castello e prende inizio da una stampa giovanile dall’artista, Tre pensieri, 1986, nella quale sono già presenti tutte le successive tematiche. Nel 1991 in Canada, Cardiff iniziò a creare le “Passeggiate” per le quali è maggiormente nota a livello internazionale. In queste “Passeggiate” sonore e audiovisive, documentate nella sala 37, gli spettatori vengono guidati da registrazioni “binaurali” attraverso diversi luoghi e atmosfere. Il pubblico è incoraggiato a sedersi, indossare le cuffie di un CD audio o di una videocamera portatile per scivolare in universi fantastici – dai boschi del Castello di Wanås in Svezia, ai giardini di Villa Medici a Roma, o alla vecchia Biblioteca Carnegie a Pittsburgh.
Per quanto nota soprattutto per queste “Passeggiate”, il lavoro di Cardiff comprende anche numerose installazioni audio, video e filmiche realizzate a partire dalla fine degli anni Ottanta. Quale contrappunto alle “Passeggiate”, questa mostra presenta una selezione delle sue installazioni più significative, tra le quali Toccare, 1993, nella sala 35, e Mottetto in quaranta parti, 2001, nella sala 36. Quest’opera è una traduzione nello spazio del mottetto Spem in Alium Numquam Habui (1575) del compositore inglese Thomas Tallis. L’opera polifonica è un inno commovente alla possibile esperienza di intimità tra la folla e alla bellezza del momento collettivo.
Diverse installazioni, quali Lo stagno oscuro, 1995, presentato nella sala 34, sono frutto della collaborazione con l’artista George Bures Miller (1960). Questa installazione composta di mobili, libri, vestiti, strumenti e suono è tra le prime opere mature dell’artista e suggerisce un rapporto tra il laboratorio di un folle scienziato e la ricerca artistica.
Tra le loro più recenti collaborazioni figura L’istituto paradiso, 2001, presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia dove ha ottenuto un premio speciale della giuria.
In questa opera che sviluppa le riflessioni degli artisti sullo spazio teatrale già presenti in Teatro, 1997, e L’incidente a Muriel Lake, 1999, gli spettatori sono invitati ad entrare nei mondi fantastici e drammatici della memoria e del cinema dove la nostra esperienza è sospesa tra reale e immaginario.
Tra le proposte più coinvolgenti a livello percettivo, più seduttive e intense degli ultimi anni, l’opera di Cardiff contribuisce a uno spostamento della struttura comunicativa dell’arte da un esperienza “frontale” a un’esplorazione della dimensione intima della conversazione a tu per tu – il luogo privato e quieto della parola e dell’ascolto.
Carolyn Christov-Bakargiev