Lawrence Weiner: Fatta per produrre una scintilla
27 marzo 2006 - 30 luglio 2006
Concetto, Corpo e Sogno
a cura di Carolyn Christov-Bakargiev
La rassegna Concetto, Corpo e Sogno presenta cinque mostre che si inaugurano in successione durante la primavera e l’estate 2006, personali dedicate ad artisti dell’arte concettuale. Ogni mostra è caratterizzata dalla presenza di opere storiche e di progetti recenti o inediti ed è accompagnata da un colloquio con ognuno degli artisti. Grazie al sostegno della Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea, molte delle opere presentate sono entrate a far parte della collezione permanente del museo.
Lawrence Weiner è uno dei principali artisti concettuali. Secondo l’artista, “l’arte è il fatto empirico dei rapporti tra oggetti e oggetti in relazione agli esseri umani e non dipende da precedenti storici per il suo uso o la sua legittimazione”.
In altre parole, Weiner è uno scultore e la sua opera indaga l’esperienza della materialità dell’essere, la relazione tra persone e cose. Non è necessario essere “conoscitori” per apprezzarla e il suo valore non è legato alla sua esistenza fisica nel mondo. Del 1968 / 69 sono le sue DICHIARAZIONI:
1.L’ARTISTA PUO’ COSTRUIRE IL LAVORO
2.IL LAVORO PUO’ ESSERE FABBRICATO
3.IL LAVORO NON HA BISOGNO DI ESSERE COSTRUITO OGNUNA DI QUESTE EVENTUALITA’ SI EQUIVALE ED E’ CONFORME ALL’INTENZIONE DELL’ARTISTA LA SCELTA DIPENDE DAL DESTINATARIO ALL’OCCASIONE DEL SUO RICEVIMENTO.
Weiner pensa dunque che non sia necessaria la realizzazione concreta delle sue opere che possono anche restare allo stadio di intenzioni espresse a parole.
L’artista americano nasce nel Bronx a New York nel 1942. Alla fine degli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, Weiner viaggia attraverso gli Stati Uniti, il Messico e il Canada. La sua prima mostra personale è del 1960 a Mill Valley in California. Nella seconda metà degli anni Sessanta e negli anni Settanta si pone all’attenzione del mondo dell’arte per le sue installazioni, i libri d’artista e le riflessioni teoriche. Con la smaterializzazione dell’oggetto d’arte nel campo del linguaggio e dell’esperienza, la sua opera ha contribuito a liberare l’arte dalla necessità di usare tecniche o materiali specifici. Le sue parole – scritte sugli edifici, sui muri delle gallerie, nei suoi libri d’artista, su spille, cantate da gruppi di musica country o in animazioni su dvd – sono presentazioni di possibili opere d’arte che possono concretizzarsi in innumerevoli forme. Attraverso la semplice presentazione di parole nello spazio, che descrivono o definiscono potenziali sculture attraverso i processi materiali che le costituirebbero, l’artista presenta opere che sono riflessioni sulle qualità di un luogo ed offrono un esempio di arte liberata dalle convenzioni tradizionali della scultura.
Per la sua mostra al Castello di Rivoli, Weiner presenta due tra le sue prime opere nella Sala 20 al secondo piano e un nuovo progetto nel vano scala del museo. Per questa nuova opera, l’artista ha riflettuto sull’esperienza abituale dei visitatori durante il loro passaggio, mentre guardano le opere e raccolgono scorci da diversi punti di vista lungo lo scalone centrale, dando nella loro mente un senso compiuto a un’esperienza frammentaria. Ha ideato FATTA PER PRODURRE UNA SCINTILLA (2006): concepita all’inverso, dell’opera si legge prima la sua conclusione (da cui il titolo), per poi raccogliere frammenti di significato salendo ed avvolgendosi intorno al cuore dello spazio, prima di arrivare alla sommità dove si trova l’inizio dell’opera: UNA LEGGERA PIOGGIA (CATTURATA). Si potrebbe pensare alla forma elicoidale e alle sue connotazioni filosofiche (qualcosa che si avvolge attorno a sé), o all’idroelettricità prodotta sulle montagne dietro a Rivoli, o all’esperienza dell’arte come una ‘scintilla’ nella coscienza prodotta da materiali ai quali è stato fatto qualcosa (come una ‘pioggia catturata’), ma ogni metafora non sarebbe nell’intento del lavoro, e dipende solo dalla propria libertà esperirlo nel modo che più piace. Per UNA RIMOZIONE DELL’ANGOLO DA UN TAPPETO IN USO, 1969, nella Sala 20, si può prendere un tappeto, tagliarne via un angolo ed esporlo in galleria. Questo costituirebbe uno dei possibili stati dell’opera. Oppure, si può scegliere di scrivere le parole a parete, riferendosi con il linguaggio ai materiali con i quali potrebbe essere fatta, come è stato deciso per questa mostra. Un lavoro come …PER QUANTO / PER QUANTO…, 1972, pone una sfida più astratta, soppesando infatti l’esperienza di una condizione materiale che precede un paragone, rispetto all’esperienza di un paragone che precede una condizione materiale: l’opera potrebbe essere immaginata in tanti modi diversi…
L’opera di Weiner è dunque assolutamente vulnerabile e dipendente dal pubblico, dal collezionista, dal museo, o più generalmente dall’ ‘altro’ che la riceve. La sua arte è nella sua essenza non prescrittiva né autoritaria, ma vertiginosamente aperta.
Carolyn Christov-Bakargiev