Otobong Nkanga. Corde che si arricciano attorno alle montagne

25settembre 2021 – 3 luglio 2022

A cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria

Edificio Castello, terzo piano

Descrizione

La mostra è realizzata con il contributo della Regione Piemonte

Il progetto è vincitore dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

La mostra è realizzata in collaborazione con Villa Arson

Le attività collaterali della mostra, ideate nell’ambito del progetto Espressioni. La proposizione, sono realizzate con il supporto di e-flux

Si ringraziano Nicoletta Fiorucci e Andrea Ruben Levi per il loro sostegno

Si ringraziano le gallerie In Situ, Romainville; Mendes Wood DM, São Paulo, Brussels, New York e Lumen Travo, Amsterdam, per il sostegno alla produzione del catalogo

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta la mostra personale dedicata a Otobong Nkanga (Kano, Nigeria, 1974), tra le più importanti artiste contemporanee internazionali la cui ricerca affronta temi urgenti legati alla crisi ecologica e ambientale, allo sfruttamento delle risorse e alla sostenibilità indagando le storie del colonialismo, le sue ripercussioni sul tessuto sociale e le nuove forme di arte materiale.

Ideata per le sale al terzo piano del Castello di Rivoli, la mostra è concepita come un grande progetto site–specific. Disegnando un paesaggio inedito, l’installazione comprende opere-tappeti dalla forma irregolare ispirati a minerali, come quarzo e malachite, le cui proprietà curative sono note fin dall’antichità. I tappeti si estendono nello spazio attraverso lunghissime corde intrecciate a mano che a loro volta connettono molteplici oggetti scultorei concavi che suggeriscono la manipolazione da parte dei visitatori. Realizzati in legno, vetro e terracotta, al loro interno ospitano ulteriori materiali organici o veicolano suoni, dotando l’opera di una componente performativa e sensualmente relazionale. Pertanto, l’artista sviluppa la sua mostra che si snoda attraverso le cinque grandi sale del terzo piano del Castello a livello del pavimento, rifiutando intenzionalmente la verticalità delle pareti museali per abbracciare l’orizzontalità, associata alla nozione di geografia e del viaggio inteso come transito e collegamento tra punti distanti. L’installazione mette in dialogo le diverse tradizioni culturali che si intrecciano nella biografia dell’artista: nata in Nigeria e cresciuta in Francia, attualmente residente ad Anversa.

Se da un lato la presenza di oggetti, inclusi minerali e altri materiali organici, rimanda agli amuleti che in alcune tradizioni africane vengono regalati alla nascita di un bambino, oppure alle erbe usate per le loro proprietà curative sin dall’antichità, il tappeto si riannoda alla storica abilità delle tessiture fiamminghe europee. Durante gli studi a Parigi, Nkanga è stata allieva dell’artista Giuseppe Penone (Garessio, 1947): nella sua opera attenta ai materiali e alle loro trasformazioni, infatti, si evidenzia l’eredità dell’Arte povera a livello degli sviluppi internazionali dell’arte contemporanea più attuali nel mondo.

La mostra è parte del progetto di collaborazione Villa Arson, Nizza, in cui è stata presentata la prima retrospettiva in Francia dedicata a Nkanga. Curata da Eric Mangion, la mostra di Nizza era incentrata sulle principali opere a oggi realizzate dell’artista.

In occasione di questa duplice mostra, il Castello di Rivoli e Villa Arson sono co-editori di un catalogo scientifico con nuovi saggi e interviste dei curatori, immagini delle opere esposte nelle due istituzioni, schede relative alle opere e un ricco apparato dedicato alla storia espositiva dell’artista, dagli esordi al presente.


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