Pier Paolo Calzolari

23 settembre 1994 - 20 novembre 1994

A cura di Ida Gianelli

Dopo gli esordi con opere pittoriche ricche di suggestioni Pop e New Dada, Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943) si impegna in una sperimentazione più radicale, operando sul piano dell’installazione dei più diversi materiali liberamente dislocati negli spazi espositivi o anche

intervenendo in prima persona con azioni compiute nel tempo e nello spazio reali.

Pur documentando i diversi momenti creativi dell’artista dalla fine degli anni Sessanta a oggi, la retrospettiva non segue nel suo allestimento un’impostazione cronologica, ma offre le diverse relazioni tra opera e ambiente in base alla particolarità architettonica degli spazi e alla natura dei lavori. Viene studiato il tema della luce: la fiamma, la cera, la candela che scalda, si consuma

e lascia tracce di nerofumo è per l’artista presenza simbolica della vita, anche quando si contrappone al gelo emanato dalle grandi superfici ghiaccianti, il cui bianco ottenuto dalla brina prodotta meccanicamente si pone come pura essenza. Oltre alle superfici ghiaccianti

sono presenti in mostra quadri che, pur realizzati in materiali diversi, carta e tempera, muschio e sale, si allacciano alla definizione codificata di opera pittorica. Sempre tendenti al monocromo, alcune tele si pongono in relazione con la realtà quotidiana attraverso l’accostamento

di oggetti comuni e banali, dal trenino giocattolo, allo sgabello, alla barchetta di carta.

Infine sono presenti le opere a carattere autobiografico della fine degli anni Sessanta che, oltre a chiamare l’artista stesso al ruolo di mediatore tra opera e fruitore, lo pongono come referente principale del lavoro, come avviene nell’azione, che vede impegnate due persone e alcuni

pulcini, eseguita durante l’inaugurazione e idealmente dedicata alla memoria del fratello, o nella presenza di un cane albino a complemento di La casa ideale, uno dei più famosi lavori dell’artista.

Chiara Oliveri Bertola