Shirin Neshat

30 gennaio 2002 - 05 maggio 2002
Shirin Neshat è nata a Qazvin, in Iran, nel 1957. Lasciato nel 1974 il suo paese per seguire studi artistici negli Stati Uniti, non poté più tornare in patria a causa della rivoluzione islamica che nel 1979 impose il regime dell’Ayatollah Khomeini.
Solo alla morte di questi, nel 1990, il ritorno fu di nuovo possibile, e l’artista rimase fortemente colpita dal nuovo stile di vita che il regime teocratico tutt’ora impone ai sudditi, soprattutto alle donne.
Da questa ed altre visite è discesa la decisione per Neshat di dedicare il proprio lavoro alla riflessione sulle profonde differenze che separano la cultura occidentale, a cui è ormai assimilata, e quella islamico-orientale da cui proviene.
La sua opera pone così in relazione la religione islamica come oggi si manifesta e il femminismo, il rapporto fra i sessi, le censure di ordine sociale che regolano l’espressione del desiderio, la diversità e l’esilio, in una prospettiva che non intende però dare giudizi ma anzi ridiscutere le nostre certezze ideologiche e lasciare aperte le interpretazioni.
Un simile intento è evidente nelle opere presentate in mostra, scelte fra le più recenti dell’artista, video-installazioni accompagnate da fotografie tratte dai video stessi.
In Rapture (Estasi), 1999, vediamo un gruppo di uomini, all’interno di una fortezza, che si muovono all’unisono. Nella proiezione opposta, un gruppo di donne, avvolte nel chador, si muove invece libero in un ambiente esterno e desertico. Alcune salgono su una barca che prende il largo.
L’opera intende mettere in evidenza la componente di assurdità propria di alcuni comportamenti tipicamente maschili. Rovesciando i ruoli consueti fra i sessi propone un’immagine di donne libere e coraggiose contrapposta alla visione degli uomini prigionieri della fortezza, simbolo di forza virile.
In Pulse (Pulsazione), 2001, una donna è accovacciata in una camera da letto davanti ad una radio e accompagna le parole di una struggente canzone. Anche se non la comprendiamo nel suo linguaggio, l’atteggiamento della donna esprime con chiarezza un profondo bisogno d’amore.
Possessed (Posseduta), 2001, ci parla del valore perturbante della differenza. Qui, una donna dall’aria spiritata e a capo scoperto appare, parlando fra se’ e se’, nella piazza di una città orientale. La folla viene attratta ma anche sconcertata dal suo strano comportamento.
Mentre per i video precedenti Neshat si è avvalsa della collaborazione di Sussan Deyhim, grande musicista e cantante iraniana, Passage (Passaggio), 2001, nasce come collaborazione con il musicista americano Philip Glass. L’opera è una meditazione su temi di valore universale come la nascita e la morte, la ciclicità dell’esistenza, e grazie anche alla splendida colonna sonora raggiunge un intenso pathos drammatico.
Giorgio Verzotti