Susan Hiller
10 marzo 2006 - 30 luglio 2006
Concetto, Corpo e Sogno
a cura di Carolyn Christov-Bakargiev
La rassegna Concetto, Corpo e Sogno presenta cinque mostre che si inaugurano in successione durante la primavera e l’estate 2006, personali dedicate ad artisti dell’arte concettuale. Ogni mostra è caratterizzata dalla presenza di opere storiche e di progetti recenti o inediti ed è accompagnata da un colloquio con ognuno degli artisti. Grazie al sostegno della Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea, molte delle opere presentate sono entrate a far parte della collezione permanente del museo.
L’artista Susan Hiller (Florida, 1940) approfondisce il lato misterioso e meno razionale della mente attraverso performance, libri d’artista, installazioni d’immagini e testi, eventi collettivi realizzati con la partecipazione di persone invitate, oggetti scultorei e installazioni audio e video. È anche autore di numerosi testi teorici sull’arte e la cultura.
Negli anni Sessanta e Settanta emergeva a livello internazionale l’arte concettuale attraverso le opere di diversi artisti che hanno radicalmente trasformato la nostra concezione dell’arte. Essi ritenevano più importante il pensare l’arte che non l’effettiva realizzazione delle singole opere d’arte e si allontanavano dalla pittura e dalla scultura tradizionale. I loro lavori erano di conseguenza spesso smaterializzati e il linguaggio verbale era protagonista dei loro progetti. È durante questo periodo che matura l’opera di Hiller.
Nel 1969, dopo aver compiuto studi d’arte e antropologia negli Stati Uniti, l’artista si trasferisce in Inghilterra. In antitesi alla linea più razionalistica dell’arte concettuale e minimalista, e parallelamente allo sviluppo del pensiero femminista dell’epoca, l’artista si fa conoscere per le sue opere basate su metodologie caratteristiche fino allora della ricerca antropologica più che artistica. L’arte concettuale classica volgeva lo sguardo al pensiero dell’arte e al mondo “diurno”dell’esperienza. Hiller, invece, era attratta dall’universo notturno delle cose bizzarre. Mettendo in luce le zone oscure e i luoghi apparentemente meno importanti della vita quotidiana, i suoi diversi progetti sono profonde analisi dell’inconscio collettivo. Hiller sonda il male, il sogno, l’irruzione del profondo nel quotidiano e le peculiarità degli individui ponendo uno sguardo da archivista sui funzionamenti misteriosi e nascosti del pensiero, sul rapporto tra mondo visibile e mondo invisibile, sulla follia.
Il Castello di Rivoli propone per la prima volta in Italia alcune tra le opere più significative dell’artista anglo-americana. Dedicated to the Unknown Artists (Dedicato agli artisti sconosciuti), 1972-76, e Dream Mapping (Mappatura del sogno), 1974, sono entrambe fondate sulla raccolta di manifestazioni individuali come l’impulso a sognare (Mappatura del sogno) e il desiderio di raffigurare romanticamente il mare in tempesta (Dedicato agli artisti sconosciuti). Dream Mapping (Mappatura del sogno), 1974, è il risultato di un laboratorio di studio collettivo sui sogni. Nel 1973 l’artista organizza un seminario sulle dinamiche dei sogni intitolato Dream Seminar. L’evento conclusivo è Dream Mapping, costituito da una gita in campagna della durata di tre giorni nella regione dello Hampshire, dove ciascun partecipante ha campeggiato all’addiaccio con il compito di annotare ogni mattina i propri sogni su un quaderno. Il gruppo ha così condiviso la propria esperienza personale integrandola a quella collettiva e creando un’opera che riflette sui confini tra privato e pubblico. L’opera è presentata in mostra attraverso i quaderni che i partecipanti hanno realizzato durante l’esperimento. Dedicated to the Unknown Artists (Dedicato agli artisti sconosciuti), 1972-1976, indaga il fascino per il sublime. Nel 1972 Hiller inizia a raccogliere cartoline che raffigurano mari in tempesta in varie località della Gran Bretagna. Le fotografie o i dipinti di marine nelle oltre trecento cartoline raccolte sono espressioni di una moltitudine di persone anonime dalla fine dell’Ottocento ad oggi. Basata sulle modalità di presentazione tipiche dei musei tradizionali, la tecnica artistica usata da Hiller ripete quella classificatoria di un’archivista che ordina e presenta i “reperti” di una cultura poco conosciuta e propone una riflessione sul tentativo impossibile di ordinarla. Con le cartoline suddivise secondo diverse tipologie, luoghi d’origine, o commenti scritti sul loro verso, il materiale raccolto suggerisce uno spostamento poetico del pensiero analitico e funzionale più tipico dell’arte concettuale. La recente installazione acustica Witness (Testimone), realizzata dall’artista per la prima volta in una chiesa di Londra nel 2000 per Artangel, un ente che commissiona arte pubblica, è presentata al Castello nella Sala 35. In questa installazione sonora, lo spettatore attraversa un labirinto acustico nel quale le voci di molte persone registrate e ritrasmesse da piccoli altoparlanti individuali raccontano, in diverse lingue, esperienze ed avvistamenti di UFO. L’opera è considerata dall’artista uno “studio sociale” del fenomeno della paranormalità. Hiller ha raccolto da fonti diverse, tra cui Internet, numerose storie visionarie provenienti da tutto il mondo e propone queste testimonianze in un’installazione che perfino spazialmente suggerisce il tema: lo spettatore si trova in un’oscura e luminosa nube di presenze inspiegabili creata dalle piccole sfere degli altoparlanti che pendono a diverse altezze dal soffitto, divenendo fenomeni tecnologici misteriosi.
Carolyn Christov-Bakargiev