Fausto Melotti
Laureato in ingegneria e appassionato di musica, Fausto Melotti espone negli anni Trenta presso la Galleria del Milione a Milano, allora centro di irradiamento dell’astrazione italiana. In luogo dei più tradizionali e aulici marmo e bronzo, le opere di Melotti di questo periodo sono sculture in gesso quasi bidimensionali, o bassorilievi costruiti su una scansione armonica di pieni e di vuoti. Appartiene a questo periodo Scultura n. 24, in cui figure lineari si staccano dal fondo e prendono la forma di un delicato arabesco.
Dal 1959, seguendo il filo liberatorio del suo raccontare, Melotti adotta metalli quali ottone, acciaio e rame per realizzare costruzioni tridimensionali aeree e filiformi. Esempio della liricità dell’artista è la scultura La pioggia, caratterizzata da un movimento a contrappunto che ricorda la caduta delle gocce d’acqua e il conseguente librarsi di schizzi. L’artista tratta la scultura come una partitura visiva, l’equivalente di una frase musicale costruita sulle regole del contrappunto. Le sculture in metallo si prestano al meglio, per la specificità del materiale, a questo trattamento, come vediamo nel caso di Confronto. Quasi senza corpo, la scultura è costituita da linee, elementi filiformi e vibratili posti tra loro in relazioni dinamiche. Il «confronto» si opera tra le diverse direzioni che assumono visivamente le tre linee in acciaio di cui l’opera è composta.