Joan Jonas
Dopo gli studi di scultura e storia dell’arte e i corsi di danza con Trisha Brown, Joan Jonas si dedica dalla fine degli anni Sessanta a performance e azioni in spazi all’aperto. È tra i primi artisti a incorporare nel 1972 una videocamera dal vivo con monitor (per Organic Honey’s Visual Telepathy – Telepatia visiva di Organic Honey) in performances dedicate al tema dell’identità femminile. Da quello stesso anno produce video che indagano le possibilità del mezzo, in relazione alle partiture gestuali del performer e allo spazio della messa in scena. Tali opere sono incentrate sul legame tra performance e riproduzione su monitor, adoperato come specchio oltre che come mezzo di registrazione in grado di esplorare le molte dislocazioni nello spazio fisico e di intrecciarsi con le rappresentazioni di archetipi femminili. La ricerca sulla soggettività femminile si articola attraverso un complesso e vasto repertorio di gestualità e autorappresentazioni, influenzate dalla rarefatta stilizzazione dei teatri di gesto e di danza orientali, giapponesi e indiane. Lavorando regolarmente con maschere, costumi, veli e, talvolta, autentici travestimenti, Jonas ha approfondito un interesse per i codici rappresentativi della gestualità femminile, in un continuo processo di sovrapposizione e di intrecci che, negli anni, si è avvicinato anche alle fiabe e alle leggende. L’impiego di specchi e di video, trasformatisi con gli anni in vaste video installazioni, ha apportato una ricchezza visiva ai set delle performance, che si possono leggere come un teatro dell’inconscio e del corpo. Dai tempi dei suoi primi esperimenti di confronto con lo spettatore, in cui il video viene adottato come mezzo di rispecchiamento, fino ai lavori più densamente narrativi degli anni recenti, che rivelano uso più articolato delle tecnologie audiovisive, Jonas ha sempre partecipato in qualità di performer a ogni suo lavoro, invitando gli osservatori a un enigmatico rito di autoscoperta e analisi. [F.B.]
Elenco opere
Wind (Vento), 1968
riversato da film 16 mm, bianco e nero, muto, 5’37”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Girato fra campi nevosi e la riva del mare, sotto un vento incessante e impetuoso, il filmato mette in scena una serie di coreografie create da un gruppo di performer che compiono le loro azioni rallentati dalla forza del vento.
Duet (Duetto), 1972
video, bianco e nero, sonoro, 3’49”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
In questa esplorazione della fenomenologia dell’immagine video quale specchio e “realtà”, Jonas, in un faccia a faccia con il suo ritratto videoregistrato, esegue un duetto con se stessa.
Left Side Right Side (Lato sinistro lato destro), 1972
video, bianco e nero, sonoro, 8’50” Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Attraverso una serie di immagini invertite e di giochi di specchi, Jonas suddivide in due il proprio ritratto sullo schermo, e ne impedisce la riconoscibilità e l’identificazione grazie a una sostanziale ambiguità rappresentativa.
Organic Honey’s Visual Telepathy (Telepatia visiva di Organic Honey), 1972
video, bianco e nero, sonoro, 17’24”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
In questo video basato sull’omonima performance, l’artista, in un enigmatico rituale sull’identità e sugli archetipi femminili, si muove e agisce come soggetto e come suo doppio mascherato, Organic Honey, un alter ego dal volto di bambola.
Organic Honey’s Vertical Roll (Scorrimento verticale di Organic Honey), 1972
video, bianco e nero, sonoro, 19’38”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Adoperando un segnale elettronico interrotto quale modalità dinamica di rappresentazione, l’inquadratura e l’immagine del video subiscono una frattura. Questa forma di disturbo spezza la riconoscibilità del corpo della performer, il quale, esoticamente vestito e mascherato, si rivela un autoritratto impossibile.
Songdelay (Sfasamento di suono), 1973
riversato da film 16 mm, bianco e nero, sonoro, 18’35”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Girato con un ampio cast di collaboratori, il lavoro mostra una serie di coreografie intese come un teatro dello spazio, dei movimenti e del suono, utilizzando quale protagonista il vasto paesaggio urbano di New York.
Three Returns (Tre ritorni), 1973-1974
video, bianco e nero, sonoro, 13’14”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Un suonatore di cornamusa emerge dalla videocamera, e girando attorno all’obbiettivo, si avvicina progressivamente. Ogni successivo “ritorno” provoca l’attenzione dello spettatore nei confronti dei cambi di sonorità della cornamusa in relazione all’ambiente.
Barking (Abbaiare), 1973-1974
video, bianco e nero, sonoro, 2’20”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Un’automobile è parcheggiata vicino a una casa, in un paesaggio rurale della Nova Scotia. Un cane latra a distanza. In un’atmosfera sospesa, una donna entra nello schermo, cercando la ragione dell’abbaiare del cane, e quindi si allontana. Segue una panoramica sul paesaggio.
Disturbances (Disturbi), 1974
video, bianco e nero, sonoro, 11′
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Come Narciso, l’artista si sporge su uno specchio d’acqua. Attraverso una serie di riprese ravvicinate, l’osservatore vede solo immagini riflesse e disturbi sulla superficie acquatica. Alcune figure che si avvicinano camminando sul bordo della piscina sono percepite come tremolii quasi astratti, figure d’ombra che paiono intrecciarsi in una danza.
Good Night Good Morning (Buona notte buon giorno), 1976
video, bianco e nero, sonoro, 11’38”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Durante un periodo di tre differenti momenti passati a New York e in Nova Scotia, Jonas si è ritratta ogni giorno, rivolgendo alla videocamera un rapido “buon giorno” oppure “buona notte” al risveglio e prima di andare a dormire. Questo autoritratto ripreso nel tempo si evolve in una forma di diario che è allo stesso tempo intimo e distante. Questo nastro è concepito per esser visto su un monitor coricato su un lato, così da ricreare uno spazio simile a uno specchio.
Mirage (Miraggio), 1976
riversato da film 16 mm, bianco e nero, muto, 31′
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
In questo film, tratto da una performance presentata all’Anthology Film Archives nel 1976, Joan Jonas disegna immagini su fogli e lavagne che poi cancella, in un continuo processo di aggiunte e cancellature, trasformando e dissipando energia.
I Want to Live in the Country (And Other Romances) (Voglio vivere in campagna e altre storie), 1976-1977
video, colore, sonoro, 24’06”
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
L’artista è vista nell’atto di osservare immagini video private, che metaforicamente si legano a memorie lette dal suo diario. Alle immagini dello studio, comprensive di nature morte composte da oggetti archetipici, sono alternate riprese in film super-8 che evocano nostalgicamente i ritmi quotidiani della campagna, il paesaggio pastorale della Nova Scotia, l’oceano, una fattoria.
Volcano Saga (La saga del vulcano), 1989
video, colore, sonoro, 28′
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Basato su una saga islandese del XIII secolo, Laxdaela saga, questo lavoro intreccia, in una descrizione simile a una rêvérie, la storia di un personaggio femminile, Gudrun, dai poteri soprannaturali: i sogni della donna, infatti, predicono il futuro. Mescolando il racconto a immagini di paesaggi vulcanici dell’isola, nonché utilizzando per la prima volta una serie di effetti speciali digitali, Jonas crea una serie di associazioni tra paesaggi e stati psicologici d’inedita potenza visiva e onirica.