Peter Campus

Campus ottiene una prima laurea in psicologia sperimentale presso la Ohio State University, e successivamente studia al City College Film Institute. Negli anni Settanta, Campus produce un fondamentale e rimarcabile insieme di installazioni video a circuito chiuso e di proiezioni video che sono tematicamente e formalmente vicine alle sue ricerche testimoniate nei singoli lavori. Queste installazioni video implicano una riflessione sulla posizione dello spettatore e sulla sua esperienza percettiva come parti integrali della ricerca audiovisiva. L’auto-osservazione, vista nelle sue estensioni fenomenologiche nello spazio, attraverso volti e corpi, viene rappresentata e dislocata grazie all’impiego di effetti di rispecchiamento e di immagini al negativo, inversioni e raddoppiamenti, in una fascinosa quanto introspettiva esplorazione psicologica e visiva delle presenze fisiche degli osservatori.
Tra il 1973 e il 1976, a Boston, Campus produce una serie di lavori in video reputati vere e proprie pietre miliari. In queste brevi opere, l’artista agisce anche da interprete eseguendo gesti e azioni che sono poi rielaborati elettronicamente. I gesti, la presenza del corpo del performer e spesso il suo volto evocano una dimensione meditativa, di intensa esplorazione psicologica e perfino filosofica. Attraverso un uso consapevole delle caratteristiche tecniche ed espressive del mezzo elettronico, Campus sviluppa le possibilità del video attraverso effetti quali il chroma key (le potenzialità legate ai colori impiegati), il video feedback e l’effetto larsen (la simultaneità di immagini infinitamente uguali a se stesse). Insistendo sul rapporto fra illusione e realtà, Campus ha elaborato un’intensa ricerca sulle modalità di rappresentazione e sul video quale specchio dell’identità. [FB]

Elenco opere

Dynamic Field Series (Serie del campo dinamico), 1971
video, bianco e nero, sonoro, 23’42”
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Attraverso un’esplorazione della percezione dello spazio sia fisico sia illusorio che lo circonda, Campus in questo primo lavoro testa le capacità di visione della videocamera, in relazione al performer e all’osservatore. Dapprima l’artista dirige lo sguardo verso i suoi piedi, dando l’impressione che il pavimento giri e si muova. Poi si sdraia sul pavimento, e sembra che il suo corpo avanzi, si ritiri o giri su se stesso, grazie a movimenti impartiti alla videocamera tramite una corda. Infine, avvolta la videocamera con garza o cellophane, crea inediti effetti visivi mano a mano che la libera con un paio di forbici.

Three Transitions (Tre transizioni), 1973
video, colore, sonoro, 4’53”
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Nella prima “transizione” Campus registra con due videocamere simultaneamente, da entrambi i lati, una superficie bidimensionale gialla: sembra che egli attraversi se stesso. Nella seconda sezione, sfrutta l’effetto del chroma key per arrivare a un inedito risultato anche sul piano metaforico. Con una mano cancella il proprio volto e, nel sopprimerne i tratti, riemerge un’altra immagine. Nel finale, egli compare bruciando l’immagine del proprio viso, come se fosse una fotografia, ottenendo quale risultato il nero.

R-G-B, 1974
video, colore, sonoro, 11’30”
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Campus, interprete del lavoro, ottiene un particolarissimo autoritratto attraverso la tecnologia video, manipolando direttamente i colori fisicamente, meccanicamente ed elettronicamente. Osservando l’occhio della videocamera, egli dapprima pone gelatine colorate sulla lente, poi proietta su di sé colore puro. Punta la videocamera verso il monitor e, ritoccando i valori del colore, crea una reazione a catena di moltiplicazione infinita delle immagini (effetto larsen). Infine si inserisce con il proprio corpo nell’orizzonte delle immagini sature di cromatismi elettronici, lasciandosi assorbire, fino a scomparire, entro un mare di segnali colorati.

Set of Coincidence (Insieme di coincidenze), 1974
video, colore, sonoro, 13’24”
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Primo lavoro prodotto da Fred Barzyk, fu realizzato poco dopo la scomparsa del padre dell’artista. Egli, come protagonista, intraprende un’esplorazione dapprima in una stanza, poi in un lungo tunnel, costituito dai segnali di rumore del video. Multiple e simultanee immagini di sé moltiplicano e ingigantiscono la percezione del performer nel corso della sua azione.

East Ended Tape (Nastro terminato a Est), 1976
video, colore, sonoro, 6’46”
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Attraverso una serie di brevi azioni eseguite dall’artista con una sua collaboratrice, sono sviluppate situazioni semplici. Ogni episodio mostra gli effetti di una singola azione su un volto umano in primo piano; la donna cancella il proprio volto con l’ombra della sua mano, l’uomo si nasconde sotto un involucro.

Six Fragments (Sei frammenti), 1976
video, colore, sonoro, 5’07”
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Acquistato con il contributo di Compagnia di San Paolo
Come in una messa in scena onirica e teatrale, Campus riunisce alcuni performer attraverso un testo. Due linee danno forma alla struttura della narrazione, basata sulla trascrizione di un sogno attraverso sei immagini evocative.