William Kentridge

Le sanguinose tensioni che hanno caratterizzato gli anni dell’apartheid in Sud Africa e le contraddizioni che successivamente hanno segnato il difficile percorso di riconciliazione sono il contesto all’interno del quale sono nate molte opere di William Kentridge. Dal 1989, l’artista realizza brevi film animati, incentrati sopratutto su due personaggi principali, Soho Eckstein e Felix Teitlebaum. Figure di invenzione, le caratteristiche di ciascuno rappresentano il commento dell’artista rispetto alla realtà che lo circonda. Se il primo è infatti un imprenditore bianco la cui vita descrive una parabola di successo e poi di fallimento, Teitelbaum è invece un sognatore, identificabile come un alter ego dello stesso Kentridge. In base a una tecnica a lui peculiare, l’artista realizza le proprie opere in video disegnando, cancellando e ridisegnando sempre su pochissimi fogli, filmando e montando in sequenza le varie fasi. La centralità affidata in questo procedimento all’atto del cancellare è aderente all’amnesia nei confronti delle ingiustizie che, secondo Kentridge, affliggono l’essere contemporaneo. Tale dolore esistenziale è talvolta espresso anche mediante l’inserimento di sequenze documentarie che, alternate ai disegni, hanno valore autocritico. Oltre ai video digitali e ai film in 16 e 35 mm, l’ampio corpus di opere di Kentridge include disegni, incisioni, sculture, arazzi, bronzi e lavori per il teatro. La varietà delle scelte tecniche corrisponde all’ampiezza degli interessi dell’artista e alla sua dichiarata mancanza di certezze, rispondente ai profondi mutamenti politici e sociali in corso nell’epoca contemporanea.
In 7 Fragments for Georges Méliès (7 frammenti per Georges Méliès), 2003, Kentridge dirige la telecamera su se stesso, descrivendo momenti di ricerca, dubbio e fervore creativo. L’opera è un omaggio al celebre cineasta francese, e al suo ruolo nella definizione dell’artista quale “mago”, capace di suscitare lo stupore e la meraviglia. Invisibile Mending (Rammendo invisibile), Balancing Act (Atto di equilibrismo), Tabula rasa I, Tabula rasa II (Good Housekeeping) (Pulizie domestiche fatte bene), Moveable Assets (Beni mobili), Auto-Didact (Autodidatta), Feats of Prestidigitation (Trionfi di prestidigitazione) sono le proiezioni che compongono l’installazione. Tutte le riprese sono ambientate nello studio dell’artista, in riferimento alla centralità dell’atelier nell’ambito della produzione del cineasta francese. La descrizione del processo creativo è messa in scena facendo ampio ricorso alla tecnica dell’inversione, in base alla quale le immagini sono proiettate in senso opposto rispetto a quello con cui sono state girate.
Journey to the Moon (Viaggio sulla luna) e Day for Night (Il giorno per la notte), entrambi del 2003, nascono dallo stesso materiale dei frammenti e sono spesso esposti insieme a loro. Nel primo, l’artista cita intenzionalmente il celebre film di Méliès ispirato all’omonimo libro di Jules Verne. Attingendo ai propri personali accessori di scena, Kentridge concentra l’azione sulle trasformazioni di una tazzina e sull’inaspettata capacità di una caffettiera di volare come un’astronave. Il video è accompagnato dalla musica di Philip Miller. In Day for Night, l’artista prende spunto da una vera invasione di formiche accaduta nel suo studio. Eleggendoli quali inconsapevoli attori, Kentridge decide di seguire le gesta dei piccoli insetti mentre vagano sui suoi fogli di lavoro. Con un po’ di zucchero, traccia pertanto alcune sagome e filma la fila degli insetti mentre ne seguono il percorso. Il ribaltamento indicato nel titolo si riferisce allo scambio tra positivo e negativo operato sulle immagini. Tale procedimento trasforma il bianco della carta in un cielo nero e le formiche in puntini bianchi simili a galassie e costellazioni.

[M.B.]